I bonus non riducono la povertà

Pur considerando l’epidemia Covid il benessere è indubbiamente aumentato negli ultimi 15 anni, ma l’incidenza della povertà individuale è triplicata nello stesso periodo, passando dal 3% ad oltre il 9% secondo l'ISTAT.

Franco Del Vecchio

Consigliere ALDAI Federmanager  - franco.del.vecchio@tin.it
L’aumento della povertà, nonostante le decine di miliardi di bonus, sussidi e reddito di cittadinanza è spiegabile, come indica il Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla nel libro “Le scomode verità”, dall’aumento delle persone che dichiarano lo stato di povertà sperando in maggiori sussidi  o, più plausibilmente, dell'impiego in modo inefficace delle crescenti risorse pubbliche dedicate all’assistenza.
Sono innumerevoli gli interventi assistenziali che ricordano le elargizioni degli imperatori romani prima e poi dei principi per conquistare la benevolenza del popolo. Con la democrazia si è aggiunta la ricerca del consenso emotivo e la caccia al voto nell’ormai perenne campana elettorale.

L’era dei bonus

Di seguito una lista incompleta dei numerosi bonus, fra i più noti a favore dei meno abbienti:
  1. Bonus vacanze (fino a 500 € per nuclei familiari con ISEE fino a 40mila €)
  2. Bonus monopattini (fino a 500 € per individui residenti in determinati comuni)
  3. Bonus mobilità elettrica (fino a 10mila € con una gungla di regole) 
  4. Buoni viaggio servizio noleggio con conducente (fino a 20 € a viaggio e 50% spesa, con ISEE 20mila €)
  5. Bonus mamma domani (800 euro per le donne in gravidanza)
  6. Bonus bebè (160€ al mese con ISEE fino a 7mila €, 120 € con ISEE fino a 40mila €, altri 80 € al mese)
  7. Bonus baby sitter (fino a 1.200 €)
  8. Bonus mamme single (fino a 500 euro mensili alle mamme single disoccupate o monoreddito)
  9. Bonus asili nido (3.000 € con ISEE fina a 25mila €, 2.500 € con ISEE fino a 40mila €, altri 1.500 €)
  10. Bonus sport (fino a 3.600 € ai collaboratori sportive con priorità ai soggetti con ISEE inferiori)
  11. Assegno di maternità erogato dall’INPS (1.740,60 € per soggetti con ISEE fino a 17.416,66 €)
  12. Bonus genitori separati (fino a 800 euro per i genitori divorziati o separati)
  13. Borse di studio (fino a 5.174,66 € con ISEE fino a 23.626,32 € e specifiche Borse di studio regionali)
  14. Bonus affitto studenti (ISEE inferiore a 20mila €)
  15. Bonus figli universitari Inps (fino a 2.000 € ai figli di iscritti a determinate categorie di gestione Inps)
  16. Bonus Irpef 100 € al mese, che ha sostituito il bonus Renzi da 80 € e si applica a redditi fino a 28mila €
  17. Reddito di cittadinanza (da 6.000 € a 13.200 € (per 4 adulti) con ISEE fino a 9.360)
  18. Reddito di emergenza (sostegno da 400 a 840 €  alle famiglie con ISEE inferiore a 15mila €)
  19. Pensione di cittadinanza (7.560 € con ISEE fino a 9.360)
  20. Bonus sociali e bonus telefono (sconto sulla bolletta ai titolari di reddito o pensione di cittadinanza)
  21. Carta acquisti (ogni bimestre l’INPS accredita 80 € per offrire un aiuto ai meno abbienti)
  22. Bonus Pc e internet (contributo da 500 € destinato a famiglie con ISEE inferiore a 20mila €)
Questi interventi assistenziali a favore dei poveri, veri e presunti, creano inevitabili disuguaglianze fra le persone con ISEE entro i limiti previsti per l'accesso al sostegno e poco oltre tali limiti. Ad esempio due soggetti, uno con ISEE 9.000 € e l'altro con 9.500 €, cioè entrambi in situazione di precarietà, con la concessione del reddito di cittadinanza al primo viene a crearsi una differenza di 7 mila € di reddito, in contraddizione con il principio di equità.

Le risorse per tali bonus sono limitate e non tutti possono beneficiarne creando altre disuguaglianze, favorite peraltro dalle azioni compiacenti di chi è interessato a promuovere l'accesso alle misure di sostegno. Incoraggiando in tal modo l'interesse di partepiuttosto che l'equità a beneficio dei bisognosi.

Bonus per chi ne sa approfittare

Oltre alle iniziative regolate dai limiti ISEE i Bonus sono diventati strumento di politica che condiziona di fatto la libertà di scelta e la vita dei cittadini, soprattutto di quelli che non vogliono perdere l’occasione: Superbonus 110% per l’efficienza energetica, il consolidamento statico o la riduzione del rischio sismico degli edifici, Bonus facciate (90%), Bonus bonifica ambientale (65%), Ecobonus (50%), EcoBonus finestre e infissi (50%), Bonus idrico (1.000 € per la sostituzione di sanitari), Bonus rottamazione (1.500 €), Sismabonus (36%), Bonus caldaie (65% della spesa), Bonus verde (36% della spesa), Bonus elettrodomestici (50%), Bonus zanzariere (50%), Bonus sicurezza, sistemi d’allarme (detrazione 50%), Bonus acqua potabile  (permette di ricevere una credito fiscale del 50%, sulle spese sostenute per acquistare ed installare sistemi di filtraggio per l’acqua potabile, Bonus arredo immobili ristrutturati (50%), Bonus per l’arredo degli immobili giovani coppieBonus cultura diciottenniBonus affitto (credito d’imposta del 50% fino a 1.200 € destinato ai proprietari di casa che riducono il canone di locazione agli inquilini), Bonus animali domestici (fino a 550 € di agevolazione fiscale del 19% sulle spese veterinarie e sanitarie sostenute), “Art bonus” (credito d’imposta per le erogazioni liberali a sostegno della cultura), Borse di studio per la mobilità internazionale (Erasmus), “School bonus” (credito d’imposta per le erogazioni liberali a sostegno della scuola), Ristori (indennità in favore dei lavoratori danneggiati dall’emergenza epidemiologica da COVID-19), Indennità in favore dei lavoratori domesticiIndennità lavoratori marittimiIndennità lavoratori del settore agricoloIndennità lavoratori dello spettacoloIndennità lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termaliIndennità professionisti e lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, Indennità lavoratori autonomi iscritti alle Gestioni speciali dell'Ago, etc. 

Un mondo di bonus, contributi, ristori e indennità che condiziona la libertà di scelta dei cittadini e non crea valore reale per la società aumentando: la burocrazia, i costi per i cittadini costretti a pagare professionisti, impossibilità reale di controllo da parte dello stato e aumento degli abusi. Chi controlla tutti questi bonus?

Chi paga il conto ?

I costi dei redditi senza lavoro, dei ristori, degli incentivi e dei bonus sono a carico dei lavoratori dipendenti, dei pensionati, che contribuiscono l'84% del gettito IRPEF, e dei giovani perché buona parte delle risorse utilizzate per pagare l’assistenza e i Bonus sono a debito.

redditi senza lavoro incentivano il nero e migliaia di offerte di lavoro, in particolare per lavori stagionali, non trovano personale perché i disoccupati e i presunti poveri non vogliono perdere i sussidi e sono disponibili solo al lavoro non regolarizzato.

Da decenni si parla di riduzione del cuneo fiscale, ma aumentano invece le spese per Bonus e assistenza finanziati anche con il cuneo fiscale dei lavoratori dipendenti, peraltro in continua riduzione.

Sarei ben più lieto di pagare le tasse e contribuire alla riduzione della povertà se gli interventi fossero equi e a favore di tutti.

Perché tanti bonus in un Paese basato sul lavoro ? 

In modo simile a come i genitori talvolta agiscono con i propri figli, gli interventi assistenziali sono caratterizzati da una serie di sostegni, ristori e bonus per mostrare benevolenza e compensare la mancanza di impegno nella preparazione all’autonomia che inevitabilmente dovranno dimostrare da adulti.

Gli interventi statali dovrebbero aiutare le persone bisognose creando le condizioni per favorire la preparazione e l’inserimento lavorativo, stimolarne l’impegno e la partecipazione attiva alla vita economica e sociale piuttosto che elargire benevoli sussidi. 

L’investimento in assistenza dovrebbe avere il duplice obiettivo di aiutare a superare le situazioni critiche, nelle quali tutti possono cadere come ha messo in evidenza la pandemia, e favorire lo sviluppo di una società basata sul lavoro, come indicato dalla Costituzione, con il contributo del maggior numero di residenti.

Come evidenzia ogni anno la ricerca del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali solo metà degli italiani versa almeno un euro di tasse IRPEF e la vera priorità del Paese è rispettare il dettato Costituzionale secondo cui L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro e aggiungerei di tutti, non di una minoranza.

Il dibattito politico dovrebbe svilupparsi sui temi prioritari per la sviluppo sociale ed economico, sui temi che solo la gestione pubblica può realizzare: infrastrutture per la mobilità, certezza del diritto e giustizia efficiente, regole di sostenibilità economica e ambientale, garanzie di vita dignitosa e lavoro. Incentivando chi lavora.

Come ridurre la povertà ?

In una società civile evoluta con un PIL pro-capite ai livelli europei (26.900 € Italia, 28.600€ media europea) la priorità è lo sviluppo economico e sociale mettendo a frutto tutte le potenzialità del Paese, il capitale umano, iniziando proprio dalla nuova industria ed economia della conoscenza.

Altra priorità non meno importante è la riduzione della povertà, offrendo politiche a favore del lavoro per tutti, per creare maggiore ricchezza da ridistribuire con assoluta equità.

La politica per ridurre la povertà dovrebbe essere largamente condivisa, innovativa e lungimirante, frutto di millenni di cultura che l’Italia può vantare, per diventare un riferimento europeo e internazionale.

Per elaborare una efficace politica di riduzione della povertà bisognerebbe aprire un dialogo e un confronto sulle possibili proposte per giungere alla soluzione largamente sostenuta.

Di seguito i principi di una possibile proposta: 
  1. Considerare tutte le persone possibili beneficiari, senza esclusioni di età, categoria, sesso, etc. considerando come unico parametro di valutazione il reddito reale, perché tutti rischiano situazioni critiche come abbiamo constatato con il Covid
  2. Assicurare l’equità fiscale soddisfacendo i criteri di riconoscimento del merito e certezza del diritto di assistenza per evitare la povertà.
  3. Riconoscere a tutte le persone, bambini compresi, sotto la soglia di povertà un sussidio individuale, un contributo di dignità, un diritto assistenziale così come lo è il diritto alla vita. Un contributo assistenziale sociale che non può essere chiamato “reddito” perché il reddito si percepisce solo a fronte di una prestazione che genera valore percepito.
  4. Assicurare la sostenibilità del sussidio nell'ambito della "finanziaria" per non gravare sulle nuove generazioni, in alternativa o in modalità compatibile alle iniziative assistenziali in essere per rispondere in modo più equo ed efficace alle situazioni di povertà.
  5. Riconoscere in modo semplice e automatico il sussidio a tutti coloro che ne hanno i requisiti, senza bisogno di fare domanda, utilizzando un meccanismo intuitivo e comprensibile. Il sussidio individuale potrebbe ad esempio essere portato in detrazione all’imposta lorda di ciascun contribuente in sede di liquidazione annuale IRPEF e, in caso di imposta a credito, dovrebbe essere riconosciuto mensilmente alla persona, o ai genitori in caso di minori.
Riconoscere a tutti il sussidio permetterebbe maggiore equità.
Rimarrebbe, come sempre, da contrastare l’evasione fiscale, ma almeno non si riconoscerebbero sussidi solo ai presunti poveri penalizzando chi opera in legalità.

Mentre i Bonus, i contributi, i ristori, le indennità, i redditi di cittadinanza e di pensione dividono i beneficiari e chi paga il conto, un equo sussidio in detrazione alle tasse di tutti favorirebbe la partecipazione attiva di tutti i cittadini allo sviluppo economico per sostenere l'incremento del sussidio riducendo in tal modo la povertà e aumentando il PIL pro-capite per tutti.

Un sussidio a favore di tutti permettere di far fronte alle emergenze rendendo il Paese più preparato e resiliente, riducendo la necessità di interventi straordinari.

La proposta rappresenta un contributo al dialogo sulla “Riforma dell’Irpef” al quale invito a partecipare scrivendo propri commenti, proposte e anche il titolo del sussidio, qui di seguito cliccando “Scrivi un commento o invia una domanda”.

2 commenti

C. Z. :
E' giusto quanto scritto, solo che non verrà mai fatto perché colpisce troppe rendite di posizione e poteri burocratici
giovedì 02 settembre 2021 12:00
Franco Del Vecchio :
Grazie per l’apprezzamento. Nonostante gli interessi di parte che frenano l’innovazione penso che bisogna pur cominciare a proporre iniziative per il futuro del Paese. Einstein disse: “Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa (la fa)”
lunedì 13 settembre 2021 12:00
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