Scienza e Clima: il risultato dipende dalle premesse

Lo sviluppo sostenibile è d'interesse dell’intera collettività ed è necessario perseguirlo con responsabilità e rigore scientifico, evitando iniziative spinte dall’emotività, a vantaggio di specifici portatori di interessi, che potrebbero essere addirittura controproducenti. L’articolo elaborato nell’ottobre 2019 da Luciano Mastrangelo e da Giuliano Ceradelli, scaricabile in calce a questa introduzione, affronta il cambiamento climatico con approccio critico allo scopo di verificarne la fondatezza scientifica ed aumentare il consenso per il rispetto dell’ambiente su basi certe. Premesse sbagliate portano inevitabilmente a conclusioni errate e non condivise a livello mondiale.


Giuliano Ceradelli

Socio ALDAI-Federmanager

Negli ultimi decenni si è diffusa una teoria secondo la quale il riscaldamento della superficie terrestre di circa 0.9°C osservato a partire dal 1850 sarebbe anomalo e causato esclusivamente dalle attività antropiche, in particolare dalle immissioni in atmosfera di CO2 proveniente dall’utilizzo dei combustibili fossili. Questa è la tesi del “riscaldamento globale antropico” (nota come AGW Anthropogenic Global Warming) promossa dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazione Unite. Anche questa teoria, come del resto ogni teoria scientifica, ha dovuto necessariamente avere uno o più punti di partenza: le premesse con relative affermazioni di principio o “postulati”, che, in estrema sintesi, sono accettazioni acritiche di punti di vista spesso soggettivi o ideologici della realtà fisica, normalmente dati per scontati ab origine, e quasi sempre non adeguatamente verificati e comunque non necessariamente comprovati. Se poi, come spesso avviene, ai postulati si fa seguito con una catena di fatti o eventi in sequenza di causa-effetto (ragionamenti deterministici o metodo deduttivo) si può giungere a risultati che paiono veri, ma che tali non sono.

Ricordiamo che la teoria AGW è relativamente recente e che segue una precedente teoria climatica, prevalente nella seconda metà del secolo scorso, esattamente opposta con previsioni allarmistiche di un’imminente fase di raffreddamento globale. 

Il clima è il sistema più complesso presente sul nostro pianeta e numerose evidenze mostrano che i modelli di simulazione climatica dell’IPCC non riproducono la variabilità naturale osservata del clima e, in modo particolare, non ricostruiscono i periodi caldi degli ultimi 10.000 anni perché il sistema climatico non è ancora sufficientemente compreso.

Inoltre non è vero che la CO2 è il principale gas serra operante in atmosfera. La CO2 non è inquinante, viene metabolizzata dalle piante per produrre ossigeno e impedisce il congelamento della Terra trattenendo sufficiente quantità di calore in atmosfera. Altri gas serra sono il metano, il biossido di azoto e aerosol vari. 

Il principale gas serra è in effetti l’acqua sottoforma di vapore e nuvole. L’acqua è infatti presente in atmosfera in quantità enormemente superiori alla CO2 (circa 1 -2% contro 0.04%) e deriva da evaporazioni di mari e bacini idrici. Tra l’altro, il vapor d’acqua in atmosfera non è mai definito esplicitamente gas serra dall’IPCC.

Allora, è scientificamente non realistico attribuire solo all'uomo la responsabilità del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi. All’accumulo di gas serra in atmosfera contribuiscono in maniera apprezzabile i vulcani e, secondo evidenze recenti, anche terremoti e fenomeni geotermici connessi e quindi, quando si parla di eccessi di CO2 antropica (processi industriali, uso di combustibili fossili, ecc), si sottostima il contributo di emissioni naturali che poco o nulla hanno di antropico: gli accennati vulcani (specie sottomarini), le biomasse, gli incendi naturali, lo scioglimento del permafrost artico, ecc.

Le previsioni allarmistiche dell’IPCC, pertanto, non sono scientificamente attendibili, essendo esse fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali. Tutte le evidenze suggeriscono che questi modelli sovrastimano il contributo antropico e sottostimano la variabilità climatica naturale, soprattutto quella indotta dal sole, dalla luna, e dalle oscillazioni oceaniche.

Anche se è vero che la CO2 è un gas serra, secondo lo stesso IPCC la sensibilità climatica ad un suo aumento nell’atmosfera è ancora estremamente incerta ed è lecito sospettare che l’IPCC, e i sostenitori al seguito, abbiano trovato il modo di sbarazzarsi di problematiche relative alla massima incertezza sulle concause associate alle oscillazioni climatiche (acqua, nuvole, dinamica del Sole, ecc.) con l’impegnativa locuzione “a parità di tutto il resto” che, oltre a denotare scarsa conoscenza sembrerebbe volta a salvaguardare il postulato di partenza che vede la CO2 antropica in predominio incontrastato sul clima.

Trascurando tout court rilevanti altre concause e loro complessi effetti dinamici sulla TGM o temperatura globale media, l’IPCC tira dritto, sparando nel futuro la sola univoca relazione CO2/T del pianeta, in progressione lineare crescente, mentre è ben noto che le dinamiche del clima hanno carattere oscillante e ciclico come le onde.

Cliccando il documento "scienza-e-clima.pdf" indicato di seguito è possibile scaricare la versione integrale dell’articolo di Luciano Mastrangelo e da Giuliano Ceradelli.

Scienza e clima

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