Energia dal Mare e dal Vento
L’argomento verrà affrontato il 17/11/2021 dalle 14.30 alle 18.00 durante l’incontro del “GdL Innovazione” al quale interverrà il prof. Sergio Camporeale docente presso il Politecnico di Bari
Domenico Arces
Associato Federmanager Mantova partecipante al progetto Sviluppo PMI e qualificato dal Digital Innovation Hub Lombardia per la valutazione delle opportunità della transizione digitale
Secondo il rapporto “Ocean SET 2020”, l’Italia, con 5 milioni di euro l'anno, è prima nel Mediterraneo e seconda in Europa nel finanziamento pubblico di impianti per produrre elettricità dal moto ondoso o dalle maree. I dati, raccolti dall’ENEA, sono tratti dall’analisi di investimenti e sviluppo tecnologico di 11 paesi europei pari a 26,3 milioni di euro, ma solo 6 paesi hanno adottato politiche specifiche per lo sfruttamento dell'energia di maree e moto ondoso a fini energetici. Oltre all'Italia, l’analisi ha considerato Francia, Irlanda, Portogallo, Regno Unito e Spagna).
Le aree Mediterranee a più alto potenziale di energia dal mare sono le coste occidentali della Sardegna e della Corsica, il Canale di Sicilia e le aree costiere di Algeria e Tunisia. L'energia estraibile dalle maree nello Stretto di Messina potrebbe arrivare in un anno a 125 GWh, sufficiente per il fabbisogno di città come Messina.
L'Italia è il paese più avanzato del bacino mediterraneo nella ricerca e sviluppo di dispositivi ed ha siti di prova che si trovano a Pantelleria, Reggio Calabria, Napoli e in Adriatico.
Sono stati finanziati 79 progetti di ricerca, di cui 57 per l'energia dalle onde e 22 dalle maree: in Italia i prototipi più promettenti sono 5, di cui 4 per le onde e 1 per le maree. Tra tutte queste iniziative, sono dodici i progetti europei (7 per l'energia dal mare e 4 dalle maree) più promettenti, che hanno raggiunto un livello molto avanzato di sviluppo tecnologico, creando 200 nuovi posti di lavoro.
I sistemi per l'estrazione di energia dalle maree utilizzano come tecnologia principale la turbina ad asse orizzontale, mentre per le onde non esiste ancora un sistema predominante. Le sperimentazioni spaziano da impianti a punti galleggianti fino a quelli a colonna d'acqua oscillante.
L’enorme fonte di energia pulita dal mare, ancora poco sfruttata, è potenzialmente superiore all’intera domanda energetica mondiale. Sono ancora pochi gli impianti commerciali che la utilizzano e numerosi gli impianti sperimentali ed i prototipi che possiamo suddividere in base ai 4 tipi di energia sfruttata: mareomotrice, di correnti sottomarine, del moto ondoso e del gradiente termico oceanico.
Sono più significativi i progressi nelle tecnologie per produrre energia elettrica sfruttando il vento. L’antico concetto del mulino a vento è di estrema attualità per catturare energia dal movimento di enormi masse d’aria. In apparenza semplice, l’odierna turbina eolica è un capolavoro di ingegneria. Più diffusa quella ad asse orizzontale, composta da una torre fissata a terra, una navicella che racchiude il generatore, ed un rotore alla cui estremità sono poste le pale. Il tipo ad asse verticale è meno diffuso per la resistenza all’aria.
La velocità del vento cresce con la distanza dal suolo, motivo per cui la torre ha un’altezza compresa tra i 30 e i 120 metri. Alla sommità della torre è posta la navicella con i suoi meccanismi interni che convertono il vento in energia elettrica. All’estremità della navicella è presente un rotore di diametro tra i 20 e i 170 metri, formato da un mozzo su cui sono fissate 3 pale eoliche di lunghezza tra i 10 e gli 85 metri.
La potenza del vento incidente perpendicolarmente su un rotore di una turbina eolica è proporzionale al cubo della sua velocità. In pratica, la potenza del vento aumenta di otto volte se la sua velocità raddoppia.
I venti in alta quota sono più forti e più stabili e possono avere una capacità globale di 380 TW. Le turbine eoliche devono quindi essere particolarmente efficienti a una maggiore velocità del vento.
Le torri degli aerogeneratori possono essere anche fissate sul fondo marino e su piattaforme flottanti per creare parchi eolici offshore capaci di sfruttare il vento sul mare che risulta più regolare con un profilo di velocità più favorevole. Il primo di questi nel Mediterraneo è in fase di realizzazione nella rada esterna del porto di Taranto. Sarà formato da 10 turbine della capacità di 3 MW ciascuna.
Un secondo parco eolico, attualmente in attesa di autorizzazione, sarà realizzato al largo della costa di Brindisi con una capacità di 1,2 GW e conterà 80 aerogeneratori flottanti. Più a sud, al largo della costa tra Brindisi e Vernole è stato proposto un impianto di 40 aerogeneratori con potenza unitaria di 14 megawatt. Altri parchi eolici potrebbero sorgere nel Gargano settentrionale al largo di Manfredonia.
L’Italia nel 2018 ha prodotto circa 18 miliardi di KWh di energia eolica, contro circa 366 della Cina e 276 degli USA.
A fine 2019 si contavano 5644 impianti eolici installati, di cui 1168 in Puglia, per un totale di 10715 MW.
Attualmente, nella sola regione Puglia, sono circa 400 gli impianti di produzione di energia da fonti alternative in attesa di autorizzazione.
Oltre le lungaggini burocratiche (sono ben 5 i passaggi autorizzativi e 6 quelli per l’allacciamento alla rete Terna, da svolgersi nell’arco di 5 o 6 anni) un altro ostacolo che scoraggia gli investimenti è il divieto di accumulo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. Nel caso dell’eolico, vuol dire che in presenza di molto vento si produce più energia di quella serve e quella in eccesso si butta via.
I risultati negativi (mancato ritorno sull’investimento e riduzione della quantità di energia disponibile) generano una scarsa partecipazione alle gare per l’assegnazione di energia ed un aumento dei prezzi medi (l’eolico è passato da 57 a 68 euro per MWh).
Mentre si butta via l’energia che non è possibile stoccare, il costo del metano che importiamo soprattutto da Russia e Stati Uniti ci ha costretti a mettere due miliardi in manovra per ridurre le spese a famiglie e imprese.
01 novembre 2021