Gli effetti della SARS-COV-2 e il ruolo del gas naturale nella transizione energetica
La pandemia da SARS COV 2 che si è abbattuta sull’intero Pianeta, oltre a falcidiarne la popolazione, sta mettendo in seria difficoltà l’economia con un drastico calo della domanda e dei consumi che solo un atteggiamento miope può ritenere provvisorio in quanto legato all’attuale stato di lockdown mondiale.
Gaetano Colucci
Director Sustainability, Identity and Corporate
Communication at Saipem
Gli effetti della pandemia
Lo slogan “ne usciremo migliori” significa anche che, come dopo tutte le grandi crisi, ne usciremo inevitabilmente con una minore propensione - e una maggiore consapevolezza - ai consumi. Ciò che ha sconvolto il mondo in poche settimane non è poi solo una crisi sanitaria ed economica ma anche sociale e geopolitica. È complesso immaginare come cambierà lo scenario, possiamo però ragionevolmente ipotizzare alcune macro-tendenze: un rallentamento nella spinta alla globalizzazione e nel commercio internazionale, un indebolimento del multilateralismo, una marcata crescita del debito, un impulso ancor più forte alla digitalizzazione in tutti i campi. E poi, forse, meno Occidente e molta più Asia. Non si tratta, tuttavia, di nuovi trend, ma dell’accelerazione di trend già esistenti.
Dobbiamo aspettarci meno attenzione all’ambiente e alla transizione energetica?
Al contrario.
La necessità della lotta al cambiamento climatico è diventata una delle priorità avvertita da più parti. Essa ha ridefinito i comportamenti sociali e ha apportato una crescente pressione politica affinché la consapevolezza ambientale assumesse una nuova priorità nelle agende istituzionali. In questo scenario, l'industria energetica, più di ogni altra, si è trovata ad affrontare una sfida senza precedenti per dimostrare sia a livello istituzionale sia di opinione pubblica di essere in grado di trovare un modello di business sostenibile in condizione di garantire la transizione energetica richiesta
Secondo le stime dell’International Energy Agency, gli investimenti globali nel settore prevedono per il 2020 una riduzione che si aggira intorno al 20%, 400 miliardi di dollari in meno. Ma il problema non riguarda solo l’oil&gas, impatta anche sulle energie rinnovabili. Il quadro generale mostra come il livello attuale di investimenti comporti delle preoccupazioni sia se immaginassimo uno scenario in cui il consumo di energia restasse pari a quello avuto in passato, sia se propendessimo per uno scenario in cui si riuscisse a compiere la transizione verso un sistema più pulito e climate-friendly.
Diversificazione e rifocalizzazione
L’aspetto macro che viene fuori da questo scenario è un’accelerazione verso la transizione energetica e la spinta sempre maggiore verso una vera e propria “depetrolizzazione”, che rischia di far diventare desueta la “decarbonizzazione” prima ancora che essa si sia realmente avviata. Le oil company, infatti, superando gli approcci alquanto disomogenei praticati prima della pandemia, puntano a rimodulare velocemente il loro business orientandosi verso un futuro sempre più green: si sono concentrate sui tagli agli investimenti nel settore petrolifero tradizionale, mentre confermano – o al massimo ritardano – i grandi progetti nel gas e nelle rinnovabili. Naturalmente questo è dovuto anche alla pressione di grandi investitori e azionisti che chiedono sempre di più una svolta verso la sostenibilità e la riduzione della carbon footprint, ma si tratta senza dubbio anche di una scelta di natura strategica.
La grande industria petrolifera, spesso additata come il grande nemico della transizione energetica, detiene un enorme patrimonio finanziario, culturale, tecnologico, di competenze che può essere impiegato nei nuovi settori dell’energia.
Temi, questi, di riflessione anche per le società di servizi all’energia e alle infrastrutture.
Il gas naturale, la risorsa protagonista della transizione energetica
Già da tempo Saipem ha scelto la diversificazione e il percorso verso la transizione energetica trasformandosi in un Global Solutions Provider, uno sviluppatore di soluzioni innovative per settori che vanno dall'energia alle infrastrutture. Il 70% del portafoglio ordini aziendali è costituito da progetti non-oil related, quindi gas e rinnovabili. Ha acquisito una posizione di vantaggio competitivo mettendo a frutto le competenze, l’intelligenza creativa, le tecnologie innovative e la sinergia nell’impiego di asset tradizionalmente utilizzati per progetti convenzionali. In particolare, è stata capace di guadagnare la leadership lungo l'intera catena del valore del gas naturale, la risorsa che, aldilà delle narrazioni oniriche, sarà protagonista del passaggio graduale da un sistema principalmente basato su risorse fossili a un mix di energia più sostenibile.
Il gas naturale rimane l’idrocarburo a maggior compatibilità ambientale che meglio si combina con le fonti rinnovabili, non sufficientemente continue per far fronte da sole al fabbisogno di produzione elettrica. Senza dimenticare che il gas sta assumendo un ruolo sempre più incisivo anche nella mobilità sostenibile grazie alla sua efficacia in termini di costi e conformità alle normative internazionali sulle emissioni.
GNL e nuove rotte energetiche
In questo scenario, è ragionevole prevedere una crescita costante della domanda di gas naturale liquefatto (GNL), nonostante gli impatti ancora non esattamente quantificabili della pandemia. Prima della SARS COV 2, gli investimenti in progetti GNL a livello globale stavano mostrando una visibile accelerazione, con importanti ricadute sulla ridefinizione delle rotte energetiche mondiali.
L’Africa stava marcando la tendenza, con progetti come Total LNG in Mozambico, Zhor in Egitto e NLNG Train 7 in Nigeria, che contribuiranno in modo significativo a liberare il potenziale delle risorse energetiche del continente. Nella stessa direzione si stavano muovendo il Sud-est asiatico – Tangguh in Indonesia, Nong Fab LNG in Thailandia – o la Russia nell’Artico. Si tratta di macro-trend che difficilmente si arresteranno, nonostante il mutato scenario globale. Basti pensare a East Med: il progetto per la realizzazione di quella che diventerà la più lunga pipeline sottomarina mai costruita, e infrastrutture connesse, destinata al trasporto di gas dal Mediterraneo orientale fino alle coste dell’Europa meridionale, ha ottenuto le approvazioni dagli stati coinvolti durante il primo semestre 2020, quindi nel pieno della crisi pandemica.
Basterà il gas?
Naturalmente sarebbe riduttivo immaginare il gas come unico motore della transizione energetica. Come sempre quando si ha a che fare con la trasformazione dell'energia, gli elementi chiave sono innovazione e integrazione. Per aspirare alla depetrolizzazione e a una riduzione della CO2 che faccia davvero la differenza, occorrono soluzioni ibride innovative che integrino nuovi sistemi di accumulo per energie rinnovabili con tecnologie tradizionali di produzione di energia. È necessario liberare il potenziale del solare, dell’eolico offshore, delle energie marine, dell’idrogeno e della Carbon Capture & Storage. Soprattutto, dobbiamo costruire ponti tecnologici tra sistemi energetici così da ottenere infrastrutture efficienti a ridotto impatto ambientale.
01 agosto 2020