L'economia dei Cistercensi
Lo sviluppo economico della Lombardia, soprattutto nella fascia compresa tra Milano, Pavia e Lodi, deve molto a questo ordine religioso derivante dai Benedettini di Borgogna e diffusosi in Italia a partire dal 1135, quando Bernardo di Clairvaux giunge a Milano per dirimere un possibile scisma.
Maurizio Boerci
Bernardo, con il suo carisma e l’aura di purezza mistica che lo circonda, viene accolto molto favorevolmente dalla popolazione milanese e decide di creare il primo nucleo di monaci che pregano e lavorano a pochi chilometri da Porta Romana.
Sfruttando la conformazione argillosa del terreno a sud di Milano e la conseguente presenza di risorgive e fontanili, i monaci in pochi anni favoriscono lo sviluppo dell'agricoltura, reinventando di fatto i coltivi e i prati irrigui. La bonifica delle paludi formatesi dopo l'abbandono dei campi, seguito alle invasioni barbariche, il disboscamento progressivo delle zone a foresta, portano al sorgere di aziende agricole, dette Grange, che in breve divengono il centro di rifornimento agricolo di Milano.
La città, infatti, proprio in quegli anni vede lo sviluppo di una borghesia cittadina e il rafforzarsi della sua autonomia come libero Comune, fino allo scontro con Federico I Barbarossa (1176).
Ai Cistercensi si deve la diffusione delle Marcite, che consentono fino a 8/9 tagli di foraggio all'anno, si deve l'utilizzo stabile della rotazione triennale delle colture, ma anche la creazione di strade carrabili e di canali che prendono l'acqua dai fiumi tra il Ticino e il Lambro, per irrigare i campi e alimentare il sistema delle marcite.
Accanto all'attività religiosa, alla preghiera e alla riproduzione di manoscritti nello Scriptorium dei monasteri, i Cistercensi acquisiscono peso politico, divenendo interlocutori sia degli aristocratici che della fazione dei Torriani nella lotta che li oppone, come narra un affresco del Castello di Angera. Tra donazioni, acquisti e permute di terreni, inglobamento di monasteri in decadenza e dei loro territori, il patrimonio delle sole Abbazie di Chiaravalle e Morimondo ai primi del XIII secolo ammonta a molte migliaia di ettari.
L’organizzazione interna dei monasteri disegna figure che richiamano quelle del management nell'industria moderna.
Tra i monaci Cellerari di Chiaravalle e Morimondo vi sono personalità provenienti da famiglie aristocratiche ma anche della nuova borghesia (notai, mercanti, cambiatori) ed alcuni dei monaci figurano tra i Tesorieri di Milano.
Si diffonde l'istituto dei Conversi, religiosi laici che dopo un anno di noviziato pronunciano voti di obbedienza e sono adibiti principalmente al lavoro all'interno delle Grange; con gli anni, peraltro, il loro numero diviene insufficiente per l’aumento del numero delle Grange e queste si aprono alla manodopera salariata.
Quando, in seguito, le terre dei monasteri sono affittate a famiglie di contadini, i nuovi gestori divengono inevitabilmente i clienti principali dei mulini delle abbazie. La macinatura al mulino diventa così un’attività industriale, garantendo entrate in regime di monopolio, ma causando a volte contenziosi con la popolazione; l’abbazia di Morimondo subisce negli anni vari attacchi armati da parte dei cittadini di Pavia.
Non sempre il surplus di denaro è impegnato nell'acquisto di terre o animali.
Si acquisiscono case entro le mura urbane, ove abili conversi tutelano gli interessi monastici. In questi centri è possibile anche depositare i propri capitali (pur senza interessi...), prendere denaro a prestito, effettuare cambi di moneta.
La Guerra dei cent’anni (1337-1453), le guerre Hussite e la Riforma protestante causeranno gravi perdite all'ordine, portando alla scomparsa dei Cistercensi da vaste regioni d'Europa. Poi sarà Napoleone a estendere le secolarizzazioni compiute dalla Rivoluzione francese ad altri Paesi europei, in primis l'Italia e nel XIX secolo i governi liberali dei Paesi europei otterranno la dissoluzione di buona parte dei monasteri.