Artemisia, “La mia compagna di tre secoli fa”

Gruppo Cultura – Ciclo Letteratura 2023 – Il Romanzo Storico

Daniela Savini

Componente del Gruppo Cultura, già insegnante presso Liceo Scientifico Vittorio Veneto, Milano
Nel 2011 ho visitato a Palazzo Reale la mostra “Artemisia Gentileschi, storia di una passione”, pur non conoscendo nulla di questa pittrice se non il nome al quale è stato intitolato un istituto scolastico superiore nel quartiere dove abito.

Ricordo di essere stata notevolmente colpita dalla potenza dei suoi dipinti che mi sembrarono essere testimonianza di un animo profondamente tormentato. 

Mi sono imbattuta di nuovo nella pittrice della prima metà del Seicento un paio di anni fa, quando ho iniziato a leggere il romanzo Artemisia di Anna Banti, che, nella sua iniziale nota al lettore, mi ha subito fatto capire che si trattava solo in minima parte di un saggio di pittura, e che era, soprattutto, il racconto di una donna “oltraggiata appena giovinetta, nell’onore e nell’amore. Vittima svillaneggiata di un pubblico processo di stupro. Che tenne scuola di pittura a Napoli. Che s’azzardò, verso il 1638, nella eretica Inghilterra. Una delle prime donne che sostennero colle parole e con le opere il diritto al lavoro congeniale e una parità di spirito tra i sessi”.

Siamo nell’agosto del 1944. Una donna è seduta sulla ghiaia di un viale nel giardino di Boboli, a Firenze. È la stessa autrice del romanzo, Anna Banti (1895-1985), che nella prima pagina si presenta al lettore in un drammatico momento della sua vita: un bombardamento alleato ha colpito la città, la sua casa è andata distrutta. Ma la sua disperazione è rivolta a un’altra perdita, un manoscritto al quale ha lungamente lavorato, spingendosi fino al punto in cui è difficile distinguere tra una creatura di carta e la persona che essa rappresenta: «Sotto le macerie di casa mia ho perduto Artemisia, la mia compagna di tre secoli fa, che respirava adagio, coricata da me su cento pagine di scritto».

Anna Banti ha, quindi, una missione, quella di dare di nuovo luce a quella donna che con la forza ha raggiunto l’indipendenza, con la paura ha sconfitto le barriere, con l’arte si è resa eterna. Una donna che racconta un’altra donna, una vicinanza spirituale costruita in maniera originale e moderna su un dialogo a distanza di secoli tra l’autrice e Artemisia, dove il Seicento e il dopoguerra si intrecciano, si sovrappongono, si allontanano: “Noi giochiamo a rincorrerci, Artemisia ed io. E a fermarci, non senza trabocchetti, dai più materiali e scoperti, ai più nascosti…”, come se il suo personaggio fosse un fantasma risorto dalle macerie belliche sotto cui la prima stesura del romanzo era andata distrutta a causa dei bombardamenti.

Nel nuovo testo la scrittrice recupera scorci, tratti, momenti della vita di Artemisia; la sua scrittura corre lungo gli anni dell’infanzia, della giovinezza e della maturità attraverso le esperienze difficili, i viaggi, l’affermazione di sé come artista e la solitudine; sempre profonda e sempre attenta alla vera questione: la capacità per un’artista di ricorrere al proprio mezzo espressivo, alla propria arte, come fonte di salvezza.

Nel suo romanzo, Anna Banti lavora da storica dell’arte, partendo dalle opere e da documenti d’archivio, ricomponendo la cornice storica che rende leggibile l’opera, la fortuna e la posizione di una donna forte e indipendente che è andata oltre i limiti che la sua condizione femminile e il suo tempo le imponevano, ricostruendone la vita e dando conto dei suoi viaggi e delle committenze prestigiose che la portano alle corti di Firenze, Napoli e Londra e sottraendola alla lettura univoca attraverso la lente dello stupro subito da giovanissima.
Il linguaggio è denso e complesso, in alcuni passaggi iniziali risulta difficile calarsi nella narrazione dato che il presente e il passato si mescolano in un unico piano narrativo, ma dopo questo iniziale sfasamento, è impossibile non farsi travolgere dalla potente personalità di questa donna “pittora” che per molto tempo sembrava quasi condannata all’oblio, ma che poi fu riconosciuta come prima pittrice donna degna di essere inserita nella Storia dell’arte dai critici novecenteschi che ne hanno saputo valorizzare gli effettivi meriti professionali e pittorici, senza necessariamente ritenerla semplicisticamente la reduce di una violenza che ne ha ispirato il lavoro.

Merito di Anna Banti aver saputo far uscire dai pochi magri dati d’archivio a sua disposizione il romanzo ricco di vita di Artemisia Gentileschi, “pittrice valentissima fra le poche che la storia ricordi”.

SAVE THE DATE

L'incontro di presentazione del libro Artemisia  si terrà 

giovedì 23 marzo 2023 alle ore 17:00 
presso la Sala Viscontea Sergio Zeme

Per partecipare è necessaria la registrazione su www.aldai.it

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