L’autunno non si smentisce…”La fatica di Sisifo”
Il richiamo alla mitica figura che Zeus aveva punito, condannandolo a spingere quotidianamente verso l’alto il grosso masso che una volta giunto in cima ricadeva sempre verso il basso, costringendolo a rinnovare la sua fatica per spingerlo nuovamente in alto, si attaglia alla situazione pensionistica che ci vede da tempo coinvolti e costretti a prendervi parte attiva, non ritenendola definita.
Mario Giambone
Presidente Comitato Pensionati ALDAI
Dopo tutto quanto fatto, promosso e sollecitato, da parte della nostra categoria di appartenenza, per far fronte all’ondata delle molteplici sollecitazioni per modificare l’applicazione della pratica solidaristica, con ulteriori possibili incursioni nel sistema pensionistico, sarebbe stato giusto attendere che trascorresse la “calda estate” in maniera che le molteplici sollecitazioni e proposte formulate, fossero debitamente valutate e responsabilmente discusse!
Niente affatto, il tira e molla che ha occupato la maggior parte del tempo di chi fa attualmente politica, specialmente dopo la formazione del nuovo Governo, non ha cessato di svolgersi neanche nel corso dei mesi “caldi”. Si è così incrementato il disagio provocato da formule espresse – ma non comprovate – che hanno reso ancor più caldo il clima percepito.
Il Comitato Pensionati ALDAI, subito dopo la pausa estiva, ha quindi ritenuto opportuno riunirsi per effettuare una legittima disamina delle considerazioni da ribadire ulteriormente, oltre a quanto già fatto. È opinione comune che la massiccia offensiva, da ormai troppo tempo scatenatasi verso l’attuale situazione previdenziale, non ha mancato di suscitare dissensi e turbative di vario genere nelle differenti composizioni dello Stato sociale verso la progressiva erosione della fiducia nelle leggi dello Stato. Al riguardo riteniamo che gli articoli dei colleghi Schianchi e Dentato presenti in questa rubrica, siano particolarmente indicativi per la documentata ed approfondita disamina che viene svolta.
Noi pensionati lombardi, aderenti a Federmanager e da sempre attenti alle questioni che riguardano il nostro Paese, riteniamo di esserci comportati e considerati come parte attiva del processo produttivo, testimoniando comportamenti coerenti con i valori propri del nostro ruolo, svolto in un tessuto in cui è testimoniato quanto valga l’applicazione, la professionalità e l’impegno, basi per ottenere risultati utili alla generalità. Rivendichiamo compatti il riconoscimento di quanto fatto e rifiutiamo di essere annoverati tra differenti generalità confondendoci con quanti, pur avendone l’onere morale di cittadini, hanno percorso “differenti sentieri” per aggirare gli obblighi che la Società civile si attende vadano osservati. Questo lo riteniamo più che un affronto, un incentivo al ricorso del “fatti furbo” che ha caratterizzato la figura di italiano che non ci appartiene.
Pertanto nostro dovere morale resta quello di chiedere ai nostri vertici, una volta per tutte, di essere riconosciuti come esempi da emulare e non come beneficiati da elargizioni; offesa che rigettiamo sostenendo che la Dirigenza, quella vera, resta sempre disponibile ad essere chiamata a far fronte alle reali necessità del Paese, quando è necessario il concorso di tutti, ma tutti i veri possessori di reddito in maniera proporzionale e non sempre i soliti.
Niente affatto, il tira e molla che ha occupato la maggior parte del tempo di chi fa attualmente politica, specialmente dopo la formazione del nuovo Governo, non ha cessato di svolgersi neanche nel corso dei mesi “caldi”. Si è così incrementato il disagio provocato da formule espresse – ma non comprovate – che hanno reso ancor più caldo il clima percepito.
Il Comitato Pensionati ALDAI, subito dopo la pausa estiva, ha quindi ritenuto opportuno riunirsi per effettuare una legittima disamina delle considerazioni da ribadire ulteriormente, oltre a quanto già fatto. È opinione comune che la massiccia offensiva, da ormai troppo tempo scatenatasi verso l’attuale situazione previdenziale, non ha mancato di suscitare dissensi e turbative di vario genere nelle differenti composizioni dello Stato sociale verso la progressiva erosione della fiducia nelle leggi dello Stato. Al riguardo riteniamo che gli articoli dei colleghi Schianchi e Dentato presenti in questa rubrica, siano particolarmente indicativi per la documentata ed approfondita disamina che viene svolta.
Noi pensionati lombardi, aderenti a Federmanager e da sempre attenti alle questioni che riguardano il nostro Paese, riteniamo di esserci comportati e considerati come parte attiva del processo produttivo, testimoniando comportamenti coerenti con i valori propri del nostro ruolo, svolto in un tessuto in cui è testimoniato quanto valga l’applicazione, la professionalità e l’impegno, basi per ottenere risultati utili alla generalità. Rivendichiamo compatti il riconoscimento di quanto fatto e rifiutiamo di essere annoverati tra differenti generalità confondendoci con quanti, pur avendone l’onere morale di cittadini, hanno percorso “differenti sentieri” per aggirare gli obblighi che la Società civile si attende vadano osservati. Questo lo riteniamo più che un affronto, un incentivo al ricorso del “fatti furbo” che ha caratterizzato la figura di italiano che non ci appartiene.
Pertanto nostro dovere morale resta quello di chiedere ai nostri vertici, una volta per tutte, di essere riconosciuti come esempi da emulare e non come beneficiati da elargizioni; offesa che rigettiamo sostenendo che la Dirigenza, quella vera, resta sempre disponibile ad essere chiamata a far fronte alle reali necessità del Paese, quando è necessario il concorso di tutti, ma tutti i veri possessori di reddito in maniera proporzionale e non sempre i soliti.
01 ottobre 2018