La transizione energetica e digitale al centro dell’Assemblea 2024

Il 56% delle imprese ha investito in competenze green che, nel prossimo quinquennio, saranno richieste a 2,3 milioni di lavoratori, mentre al 57% dei dirigenti appena assunti in Lombardia si richiedono come prime skills creatività e attitudine all’innovazione

Chiara Tiraboschi

Giornalista e Responsabile Servizio Comunicazione e Marketing ALDAI-Federmanager
Nelle preoccupazioni dei manager lombardi per il futuro c’è sempre di più l’attuazione in tempi brevi delle due transizioni strategiche per il nostro Paese, e non solo: green e digitale. 

I numeri ci confermano che il processo è ben avviato e le aziende si sono portate avanti: nel periodo 2018-2023 infatti le imprese che hanno investito in competenze green sono cresciute dal 49,4% al 56,4% del 2023 (dati Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), un trend, questo, destinato a continuare anche nel quinquennio a venire. Un’analoga accelerazione riguarda le competenze digitali che, tra il 2024 e il 2028, si stima saranno richieste a circa 2,1 milioni di specialisti, oltre la metà del fabbisogno totale di lavoratori. 

Nel corso del suo intervento, il Presidente Manuela Biti ha evidenziato l’importanza decisiva – anche per le PMI – di adottare al più presto piattaforme tecnologiche basate sull’intelligenza artificiale, che rappresenta ormai la frontiera primaria dell’innovazione. “L’Italia sconta un certo ritardo a livello europeo – ha osservato – dai dati Eurostat relativi al 2021 eravamo posizionati solo al 16º posto. Ma di questo problema i manager sono consapevoli. Secondo una ricerca internazionale di Arthur D. Little, l’Intelligenza Artificiale viene considerata cruciale per lo sviluppo, con il 96% dei Ceo che l’ha già implementata in qualche forma. E altrettanto avvertita è l’importanza di focalizzarsi sulle persone per massimizzarne i benefici, riqualificando la forza lavoro per adeguarla ai requisiti richiesti, esigenza particolarmente pronunciata in particolare proprio nell’industria manifatturiera. Le imprese devono instaurare una vera e propria «alleanza» tra l’IA e le persone che la devono implementare, alle quali spetta la responsabilità di coniugare il progresso tecnico con una più ampia riflessione etica sulle conseguenze e l’impatto sociale e culturale che ne deriva”.

Questa quanto mai necessaria spinta all’innovazione richiede, ancora più che in passato, competenze manageriali e tecniche, insieme a una buona dose di creatività, come dimostrano i dati Excelsior di maggio secondo cui in Lombardia le competenze richieste dalle imprese sono in primo luogo l’applicazione di soluzioni creative e innovazione, indicate dal 22,9% delle aziende, davanti al coordinamento di altre persone, richiesto dal 14,2%. Ciò vale in particolare per le funzioni dirigenziali, per le quali la richiesta di capacità innovativa riguarda il 57,4% dei nuovi ingressi. 

In conclusione, il Presidente Biti ha ricordato, al termine del suo mandato triennale, la centralità del tema dell’empowerment femminile, soprattutto a livello manageriale, citando l’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere secondo cui sono oltre 2mila in più rispetto all’anno precedente le imprese femminili che si occupano di attività professionali, scientifiche e tecniche, settore a prevalente partecipazione maschile, con un tasso di femminilizzazione di queste aziende nel 2023 pari al 20%. 
Biti ha poi aggiunto che la Lombardia con circa 182.000 imprese è di gran lunga in prima posizione tra le regioni italiane: “Parlare oggi di sostenibilità non significa solo portare attenzione all’ambiente e alla transizione ecologica, è un concetto più complesso che si declina anche nella più ampia sostenibilità sociale, di cui la parità di genere è uno dei pilastri. Siamo tristemente consapevoli che esiste ancora una disparità tra uomini e donne nel mondo del lavoro, in termini di opportunità, di carriera, di retribuzione. Eppure, sarebbe interesse di tutti rovesciare questa situazione: si pensi che se il tasso di occupazione femminile dovesse raggiungere entro il 2050 quello maschile, il PIL del nostro Paese potrebbe salire di circa il 12%, come ha ricordato la professoressa dell’Università Bocconi Paola Profeta a un recente convegno. Come ALDAI-Federmanager abbiamo cercato di portare all’attenzione questo tema più che mai attuale”.
Francesco Billari, Rettore Università Bocconi di Milano e Professore di Demografia

Francesco Billari, Rettore Università Bocconi di Milano e Professore di Demografia

Nel corso del convegno annuale, moderato dal condirettore di Affaritaliani.it Marco Scotti, la platea ha potuto assistere all’intervento del Rettore dell’Università Bocconi di Milano e Professore di Demografia, Francesco Billari, il quale ha più volte sottolineato come la competitività di un Paese passi dalla competitività del suo capitale umano e come l’Italia su questo stia soffrendo sia sull’aspetto quantitativo (numero di giovani) che su quello qualitativo (competenze). 
"Se nel 1964 nascevano più di un milione di bambini oggi siamo scesi a 379mila (dati sul 2023), mentre la popolazione continua a invecchiare con quasi un quarto di ultrasessantacinquenni – ha osservato il Professore – Serve invertire questo trend investendo su politiche di welfare che rilancino le nascite e, nel breve periodo, investendo sugli immigrati e la loro integrazione. Ma non basta aumentare il capitale umano. Serve lavorare sulle competenze e le nuove skills, serve investire cioè nella scuola e nell’università. Alle aziende faccio poi un appello. Negli ultimi 30 anni l’age wage gap è aumentato del 96%: vale a dire che lo stipendio dei lavoratori senior è aumentato del doppio rispetto a quello dei giovani colleghi. Per essere competitivi serve investire di più sui giovani”.

Il messaggio che il Prof. Billari ha voluto lanciare alla platea è chiaro: la nostra rotta può cambiare verso acque migliori o verso la burrasca a seconda di come sapremo gestire le sfide e le opportunità che ci attendono. È una sfida strutturale a cui tutti, manager, istituzioni, università e stakeholder, sono chiamati a essere capaci di dare risposte a lungo termine, e solo all’interno di un dialogo aperto e condiviso sarà possibile farlo.
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