Puntare al futuro: merito e intelligenza collettiva
Prolusione del Presidente ALDAI al convegno organizzato alla torre Allianz il 14 giugno 2019 in occasione dell'Assemblea ALDAI Federmanager.
Bruno Villani
Presidente ALDAI-Federmanager
Care Colleghe e Cari Colleghi, Cari Manager, benvenuti e grazie per essere qui così numerosi. Benvenuti ai nostri ospiti, ai relatori, al Presidente Federale Stefano Cuzzilla e ai Presidenti, Direttori e Collaboratori delle Associazioni Territoriali e Enti del nostro sistema. Benvenute alle Istituzioni, ai Cittadini, Milanesi e non. Benvenuto a chi stasera è qui perché ci crede, perché sente il vento del cambiamento e vuole farne parte.
Far parte di qualcosa significa realizzarla, costruirla. Ed è all’Italia che costruisce che mi rivolgo. A quell’Italia che il 10 maggio scorso è stata protagonista dell’Assemblea Federale e a cui vi invito a rivolgere la vostra attenzione. Le mie parole questa sera rappresentano prima di tutto la voce unanime di una collettività di donne e uomini talentuosi, meritevoli che mi pregio di rappresentare in qualità di Presidente ALDAI-Federmanager.
La prima parola del titolo del convegno di questa sera la sento come uomo, come manager, e permettetemelo anche come padre, come una grande responsabilità:
Futuro
Parlare di futuro in un Paese come il nostro spaventa. È comprensibile. È sufficiente citare alcuni dati macro-economici ed ecco la fotografia che ci compare davanti: nel 2047 in Italia il numero degli over 60 sarà maggiore rispetto a quello della popolazione dai 0 ai 16 anni. Se guardiamo alla situazione mondiale, il quadro di per sé è molto complesso ed articolato. Le iniziative e le misure per riportare in patria le produzioni, con il risveglio delle tensioni nazionalistiche (pensiamo ai diritti doganali USA, alla Cina, alla Brexit solo per citarne alcuni) influiscono negativamente sul clima di stabilità e fiducia del mercato mondiale. Nonostante l’uscita della recessione tecnica e i pochi e deboli segnali di ripresa, il nostro Paese si mostra in affanno, arranca. Non siamo un Paese giovane. Non siamo un Paese per giovani. Siamo cresciuti poco rispetto alla situazione pre-crisi ma, soprattutto, molto meno degli altri. Il nostro debito, ormai, sfiora il 135% del PIL e lo spread oscilla al suono di dichiarazioni improvvise che generano sfiducia e incertezza negli investitori come nei consumatori, nelle imprese e del sistema tutto. Ma non è sulla sfiducia che si guarda oltre e più lontano. Siamo l’Italia che costruisce, come ci ha ricordato il nostro Presidente Federale. Siamo l’Italia dell’eccellenza che oggi più che mai non deve essere l’eccezione, bensì la regola. Come? Con meno demagogia, meno chiacchiere. Condividendo gli obiettivi, senza dispersione di energie e valorizzando le risorse disponibili. Per fare questo serve una visione e un’azione strategica di medio-lungo periodo che continua a mancare se si rincorre il solo consenso elettorale.
Futuro oggi è 4.0 e 4.0 oggi è la sfida a cui tutti noi come manager e con noi anche le imprese che rappresentiamo siamo chiamati. È un’opportunità reale che dobbiamo saper cogliere e se da un lato possiamo affermare che buona parte delle aziende italiane ne ha compreso l’urgenza, molte ancora sono diffidenti o impreparate ad affrontarla.
La Quarta Rivoluzione Industriale sta portando ad una sempre maggiore concentrazione del poter economico nelle mani di pochi, aumentando il gap con il ceto medio. Aumentano le disuguaglianze, cresce la povertà. Ecco allora che la classe dirigente è chiamata alla responsabilità etica delle ricadute sociali delle proprie scelte. La scelta stessa della classe dirigente, di persone con responsabilità sarà il vero fattore chiave di successo del nostro Paese.
E vengo alla seconda parola del nostro convegno:
Merito
Dobbiamo puntare al merito e alle competenze.
Avere le persone giuste al posto giusto, combattendo ogni forma di relativismo e personalismo.
L’interesse generale è il bene comune.
In uno scenario come quello attuale non possiamo pensare che la Buona Politica sia di competenza di altri.
La Buona Politica è in capo ad ognuno di noi. Noi dobbiamo e possiamo contribuire a dare un apporto di valore.
Abbiamo un gran bisogno di un’Italia di principi condivisi, inclusiva e determinata a essere protagonista.
Ecco allora che l’unità di intenti e di visione a cui siamo chiamati come manager, deve coinvolgere anche le Istituzioni, abbracciare il mondo accademico e quello delle imprese, diventare la chiave per rimanere protagonisti all’interno dello scenario della competizione mondiale per diventare noi stessi quel cambiamento che vogliamo vedere.
Abbiamo bisogno di una nuova cultura di impresa basata sulla managerialità.
Dobbiamo rivedere, e se necessario abbandonare, politiche industriali conflittuali per favorire quel senso di cooperazione e regolamentazione che invece può e deve rafforzarci, finalizzato all'interesse generale e al bene comune.
Anche nei confronti dell’Europa.
Abbiamo bisogno di più Europa. Cito il Presidente Boccia che in occasione dell’Assemblea Federale esplicitava che questo significa chiedersi cosa vogliamo essere, cosa dobbiamo fare, quello che fa di noi cittadini europei di nazionalità italiana.
L’Europa è il primo mercato al mondo, il primo importatore e il primo esportatore al mondo.
Dobbiamo trasformare il patto di stabilità e crescita in patto di crescita e stabilità, perché è la crescita che determina la stabilità e non l’inverso.
La globalizzazione avanza e la Cina non resta indietro. Se da un lato “One Belt One Road” sarà un modo per esportare ed affermare la capacità produttiva cinese nei Paesi attraversati dalla nuova Via della Seta, dall’altro il piano Made in China 2025 è destinato a portare l’industria cinese ad un rinnovamento radicale in un’ottica 4.0. Più vicino a noi, nell’Eurozona, la Germania vanta la maggiore industria in Europa con uno tra i più solidi comparti manifatturieri del mondo.
Se guardiamo tra le mura italiche, abbiamo davanti a noi un futuro per certi tratti ancora incerto, basti pensare che le dieci professioni oggi più richieste dal mercato non esistevano fino a 10 anni fa e il 65% dei bambini che ha iniziato le scuole elementari nel 2016 affronterà un lavoro di cui oggi non conosciamo ancora le caratteristiche.
È altresì vero che questa incertezza fa sì che tutto ancora si possa fare, organizzare, costruire e implementare, attraverso piani di investimento a lungo termine, ma anche e soprattutto attraverso noi manager in una Lombardia che è sempre stata la culla del rinnovamento del Paese, per dimostrare tutti insieme che è possibile, si può fare e si deve fare.
Ed infine un altro fattore determinante.
Intelligenza Collettiva
Vero ingrediente di questo reale cambiamento. “Nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa. La totalità del sapere risiede nell'umanità".
Un messaggio più che mai attuale non solo per un richiamo all’unità di intenti, visione e obiettivi, ma anche e soprattutto un invito all’aggregazione, a mettere a fattor comune le performance intellettive e cognitive. Enti, Manager, Associazioni, Istituzioni, Università e Imprese solo se coesi nella volontà di rinnovare e rinnovarsi, guidati dallo spirito e dall’impegno di mettere a fattore comune le proprie competenze possono costituire una combinazione unica per dare finalmente quel segnale di vitalità di cui il Paese e il sistema economico produttivo oggi più che mai necessitano. Abbiamo un gran bisogno di acquisire una visione sistemica per crescere. Crescere come Paese e come asset industriale, da un punto di vista dimensionale e culturale, crescere come sistema di imprese non solo in termini di capitale finanziario, ma anche in termini di capitale umano. Capitale umano significa anche mettere un freno a questa perdita di giovani talenti, che all’estero trovano maggiore attenzione e apertura, maggiore ascolto e opportunità. Ogni anno abbiamo 8.000 diplomati negli ITS, contro gli 800.000 circa della Germania. Per non parlare dei bassi tassi di occupazione femminile, conseguenza di un sistema che ancora considera le materie STEM appannaggio degli uomini. Per risollevare il Paese basterebbe dare alla componente femminile della popolazione pari opportunità di lavoro e salario.
Non è più sostenibile il tasso di skills mismatch registrato in Italia.
Dobbiamo promuovere all’interno del Sistema Paese misure di welfare che consentano la conciliazione vita lavoro, che sviluppino salute, previdenza, smart working e assistenza per i figli e gli anziani.
Questo è un tema di civiltà, prima ancora di essere un tema economico.
È un tema che ci impegniamo a portare avanti. I corpi intermedi a partire da noi e gli altri organi qui rappresentati devono giocare un nuovo ruolo: passare dalla rappresentanza sindacale, di imprese e lavoratori, ad attore sociale, per essere ponte tra gli interessi di categoria e gli interessi del Paese.
La sfida è iniziata e noi come ALDAI-Federmanager vogliamo esserne promotori perché abbiamo tutte le carte in regola per vincerla. Insieme. Tutti insieme!
Anatole France (Jacques François Anatole Thibault), diceva: “Se vuoi compiere grandi passi nella vita devi sognare, ma anche pianificare, non solo agire, ma innanzitutto credere”,
SI, ci dobbiamo tutti insieme innanzitutto credere!
Noi ALDAI-Federmanager ci siamo, siamo pronti a lanciare la sfida.
Siamo pronti a mettere a disposizione le nostre competenze e i nostri valori al servizio del Paese.
Un proverbio cinese recita: “Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento“.
Ecco chi siamo noi manager. Persone di azione: abbiamo il dovere di immaginare, creare e costruire un Paese migliore.
Questa è la vision che vogliamo oggi trasferire al mondo politico, istituzionale e sociale rivendicando il giusto ruolo e la corretta immagine che la categoria manageriale merita nell’ambito del contesto economico e sociale.
Attori del cambiamento e del successo nelle imprese in cui operano in modo socialmente responsabile e, anche fuori dalle imprese, protagonisti del processo di modernizzazione del Paese.
Il Presidente Villani riprende la parola dopo gli interventi dei relatori.
Conclusioni
Ringrazio ancora una volta tutti i relatori intervenuti oggi.
Abbiamo avuto modo di conoscere a apprezzare il loro contributo. Nel video che abbiamo realizzato in occasione dell’Assemblea abbiamo volutamente inserito due immagini su cui vorrei portare la vostra attenzione. L’uomo vitruviano.
Quest’anno infatti ricordiamo Leonardo, di cui ricorrono i 500 anni dalla scomparsa. La sua capacità di invenzione e sperimentazione ha aperto le porte a un rinascimento industriale di cui siamo stati il fulcro.
Protagonista assoluto in tutti i passaggi è la persona e la “Persona al Centro” deve costituire sempre la stella polare che guida la nostra azione.
E Adriano Olivetti. La sua filosofia si basava anzitutto sulla valorizzazione della dimensione umana come elemento fondamentale per il successo aziendale. Olivetti di fatto ha posto la questione della responsabilità etica dell’impresa nei confronti della propria comunità ed è questa un’eredità imprescindibile di cui tutti dobbiamo farci carico.
Allora cosa e come fare? È questa la domanda a cui siamo chiamati come classe dirigente a dare risposta, con grande senso di responsabilità, con umiltà ma grande determinazione, con spiccato e sentito spirito di servizio verso il Paese.
L’impresa per crescere va managerializzata e i manager devono aggiornare le proprie competenze per consentire all’impresa di fare il salto di qualità. I nostri dati evidenziano una tenuta dell’occupazione manageriale, ma sempre più concentrata nelle imprese più grandi, mentre le Pmi faticano a competere. Nei passaggi generazionali, si sgretolano perfino le realtà più virtuose: un’impresa su tre non sopravvive al cambio. Sappiamo che le imprese che si sono affidate a manager esterni hanno superato la crisi e hanno aumentato la loro produttività.
Questa trasformazione 4.0 è troppo veloce e impattante, per consentirci di fare a meno l’uno dell’altro. L’alleanza manager e impresa è una delle risposte che dobbiamo dare a questo Paese. In questa stagione dobbiamo recuperare l’ottimismo della volontà.
L’obiettivo fondamentale da perseguire deve essere quello di sprigionare le energie positive dell’Italia e il ruolo esercitato dai manager è fondamentale per valorizzare tutte le potenzialità del Paese.
Al nostro Paese, alle nostre imprese, alle nostre Istituzioni, alle nostre Associazioni, a tutti noi, servono visione strategica di lungo termine, resilienza e determinazione, capacità di fare massa critica.
Abbiamo bisogno di costruire un ecosistema basato sulla fiducia reciproca. Affinché funzioni è necessario che ci sia visione, regole, trasparenza e obiettivi che devono essere chiari e condivisi.
Per concludere, penso di poter affermare con grande soddisfazione che globalmente abbiamo riscontrato oggi, tra tutti gli stakeholder qui presenti, la volontà di lavorare insieme per un’Italia sempre migliore.
Un’Italia che metta al centro il benessere collettivo, la crescita diffusa, la valorizzazione di tutte le nostre eccellenze che ci possono rendere sempre più protagonisti nel mondo. Un’Italia che produce, che fa squadra, un’Italia che cresce insieme come comunità.
Solo mettendo in atto relazioni win win dove il vantaggio dell’uno diventa il vantaggio dell’altro e tutto insieme diventa vantaggio per la comunità, possiamo arrivare lontano e costruire una stagione di rinnovamento e di rilancio del Paese.
È l’ora tutti insieme di passare dalle parole ai fatti!!!
Seneca diceva: “Non è perché le cose sono difficili che non si fanno. Esse, le cose, diventano difficili perché non si fanno”.
E allora avanti tutta!
Forza ALDAI, Forza Federmanager, viva l’Italia!!!
A nome mio e di tutto il Consiglio Direttivo un grande Grazie a tutti.
14 giugno 2019