Rimettersi in gioco nella solidarietà
Outplacement verso il sociale
Edizione 2017 del corso
Eleonora Ratti
Socia ALDAI e VISESIo c'ero
Outplacement - letteralmente: attività di supporto alla riqualificazione ed al ricollocamento degli individui che cercano lavoro in differenti contesti aziendali. È questo il tipo di supporto che offre il Progetto formativo realizzato da ALDAI con VISES, verso un contesto che è però il tessuto sociale del Terzo settore e delle Istituzioni pubbliche; i destinatari sono i soci senior, dirigenti in pensione o che ne sono in prossimità; la ricerca non è di lavoro, ma della possibilità di continuare ad essere attivi – rimettersi in gioco – per dare il proprio contributo alla realizzazione di obiettivi di restituzione di valore sociale – la solidarietà.Io sono una di questi senior, ed ho partecipato con altri 20 soci all’ultima edizione del corso, a maggio 2017. Devo ammettere che la motivazione iniziale mia e di molti compagni non era così chiara: avevamo voglia di fare, e l’idea di fare del bene ci gratificava psicologicamente, ma cosa e come farlo era tutto da scoprire. La curiosità ha giocato quindi un ruolo importante nell'immediata adesione al corso annunciato ad aprile.
Tuttavia, già nella fase di presentazione, ha prevalso l’aspettativa di scoprire un mondo sconosciuto. E quando il coacher, durante il primo colloquio individuale, ci ha guidato nell’identificazione di competenze ed attitudini non strettamente inerenti la nostra esperienza professionale, abbiamo capito che avremmo dovuto scoprire anche un po’ di noi stessi.
Il motivo conduttore dei sei incontri successivi è stato infatti la “consapevolezza”: i formatori ci hanno accompagnato in questa ricerca – talvolta perfino “forzandoci” un po’ – per chiarire a noi stessi cosa fare, perché farlo e come farlo. Ci è stato presentato sotto una nuova angolazione il concetto stesso di volontariato: l’idea tanto romantica quanto intimidatoria che raffigura il volontario come un missionario con la vocazione al solo bene degli altri, è stata ridimensionata ad un livello più terreno, dove la “dedizione” non è a senso unico, e la “prestazione” deve prima di tutto far star bene chi la fa. Tutti insieme, in un clima di scambio aperto tra soci, abbiamo costruito un nostro identikit del volontario, associando i tratti caratteristici che fino a ieri applicavamo al solo profilo manageriale: motivazione – capacità di lavorare in team – determinazione e continuità – governo dell’emotività – ad un nuovo modello, che richiede: umiltà (ma non sottomissione) – disponibilità a mettersi in discussione – gratuità – pazienza – sostituzione degli interessi economici, di potere e di carriera, con la gratificazione personale di sentirsi protagonisti attivi nel raggiungimento di un “profitto sociale”.
La nostra visione del volontariato si limitava, inoltre, alle aree del bisogno– ospedali, ricoveri, carceri…, verso le quali non tutti ci sentivamo attratti, o quanto meno pronti; è con sorpresa che abbiamo invece scoperto che avremmo potuto proporci in contesti inusuali come, per esempio, la formazione dei giovani o l’accoglienza dei turisti stranieri, nonché nelle progettualità stesse del sistema
ALDAI-Federmanager.
È stata un’esperienza così coinvolgente, che alla fine del corso abbiamo chiesto un ulteriore incontro, per condividere le reazioni individuali agli stimoli che i formatori avevano cercato di attivare. Così, tre mesi dopo, ci siamo ritrovati in aula: tutti avevamo qualcosa da raccontare, ma soprattutto eravamo più capaci di fare le nostre scelte, compresa quella di non farne, perché tutti consapevoli delle nostre disponibilità e dei nostri limiti.
Si riportano le testimonianze di alcuni colleghi del corso.
Antonio: «Il corso mi ha offerto un’occasione importante per riflettere su una nuova fase della mia vita, stimolandomi a mettere le mie competenze e sensibilità a disposizione di organizzazioni che operano per il bene comune».
Cristina: «L'aspetto più importante è stato "allargare gli orizzonti'" sia fuori sia dentro noi stessi. Da un lato il corso ci ha presentato un ventaglio di possibilità di fare volontariato che prima non pensavo neanche esistessero. Dall’altro mi ha consentito di vedere più chiaro in me stessa, scoprendo che potrei rendermi utile anche in ambiti a cui prima non avevo pensato».
Ernesto: «All'inizio, il numero degli incontri sembrava eccessivo. Ma poi, di volta in volta, il piacere delle cose dette, la capacità di fare gruppo hanno reso gli incontri sempre più stimolanti, un appuntamento da non mancare. Oltre ed indipendentemente dall'insegnamento sul volontariato, quello che porto con me, è una migliore conoscenza di me stesso e di quello che voglio fare "da grande"».
Io? Come molti altri, ho scelto la formazione dei giovani con i progetti di Alternanza Scuola e Lavoro realizzati da VISES, in un ruolo che non avevo mai svolto e con un ritorno emotivo che non mi sarei mai aspettata.
Con queste poche righe spero di aver trasmesso "il contagio della solidarietà" ai colleghi soci che hanno la voglia di rimettersi in gioco, di investire il proprio tempo per la soddisfazione altrui quanto la propria.
E tutto questo grazie alle opportunità che ci ha dato e ci darà ALDAI!
01 dicembre 2017