Il Millennio di Roma sotto Filippo I e la sua Famiglia
Filippo I e il primo Millennio di Roma
Roberto Diegi
Socio ALDAI-Federmanager
Marco Giulio Filippo Augusto (Marcus Iulius Philippus Augustus), meglio noto come Filippo l'Arabo - nato a Trachontis, in Siria nel 204 circa e morto a Verona, nel 249 -, è stato imperatore romano per cinque anni dal 244 alla sua morte.
Sono poche le notizie sui cinque anni e mezzo di regno di questo imperatore di umili origini passato alla storia per aver celebrato il primo Millennio di Roma.
Dopo una breve campagna sul fronte danubiano, in subbuglio per la minaccia delle popolazioni germaniche, Filippo si recò a Roma per consolidare i rapporti con il Senato e per celebrare con grande sfarzo, il 21 aprile 247, le feste del millenario di Roma. Sui confini, però, la situazione era drammatica dato che molte nazioni “barbare” avevano invaso l’Impero.
Nel 249 il regno di Filippo terminò nel sangue e il suo posto fu preso dal senatore Messio Decio, comandante delle truppe sul fronte danubiano, il futuro Imperatore Traiano Decio.
Poco si sa della sua vita e carriera politica precedenti all'elevazione al trono. Suo padre era Giulio Marino, un cittadino romano locale, forse di una certa importanza (alcune fonti lo indicano quale figlio di un oscuro predone o di uno sceicco del deserto), mentre il nome della madre non ci è pervenuto. Alcune fonti riportano che fosse fratello di Gaio Giulio Prisco, Prefetto del pretorio sotto Gordiano III.
Negli anni 230, Filippo sposò Marcia Otacilia Severa, dalla quale ebbe poi, nel 238, un figlio di nome Marco Giulio Severo Filippo.
Nel 243, durante la campagna sasanide (persiana) di Gordiano III, il Prefetto del pretorio, Timesiteo, morì in circostanze poco chiare. Su suggerimento dell'altro prefetto, Gaio Giulio Prisco, Gordiano nominò Filippo successore di Timesiteo.
Filippo probabilmente, appena assunse la carica di Prefetto, preso dall'ambizione di occupare il potere imperiale, fomentò lo scontento dei legionari, lasciati volutamente senza viveri durante la campagna di Gordiano III contro i Sasanidi (Persiani). I soldati si ribellarono e assassinarono Gordiano, acclamando Filippo nuovo Imperatore.
Nel tentativo di rafforzare la propria posizione, Filippo assegnò i più importanti posti di comando ai suoi parenti più stretti: nominò suo figlio, Marco Giulio Severo Filippo, Cesare prima ed Augusto poi (rispettivamente nel 246 e nel 247, stando a quanto riportano alcune fonti), suo fratello comandante delle armate orientali, il cognato Severiano comandante delle legioni di stanza in Moesia e in Macedonia; sua moglie Marcia Otacilia Severa ricevette il titolo di augusta. Fece poi divinizzare suo padre, Giulio Marino, sebbene non fosse mai stato un imperatore. In precedenza, al fratello Gaio Giulio Prisco aveva affidato l'Oriente romano dopo il ritiro delle truppe nominandolo Rector Orientis.
Insomma il “nepotismo” non è una pessima abitudine recente!
Secondo alcuni antichi storici, Filippo sarebbe stato un cristiano: ma forse questa nomea, deriva dal fatto che Filippo fu molto tollerante verso la nuova religione, al contrario del suo successore Decio, che organizzò una dura persecuzione contro i seguaci di Cristo. Questa fama di imperatore cristiano fu dovuta anche al fatto che Filippo aveva permesso al Vescovo di Roma, Papa Fabiano, di riportare nella capitale le spoglie del vescovo Ponziano, deceduto in Sardegna, dove era stato confinato da Massimino.
Così inquadrato, storicamente, il personaggio Filippo, passo immediatamente a parlare dei festeggiamenti organizzati dall’Imperatore per il Millennio di Roma che peraltro furono associati a quella dei Ludi Secolari.
Pochi potevano avere memoria diretta delle precedenti celebrazioni dei Ludi, perché l’intervallo di tempo eccedeva, all’epoca, la media della vita umana. Ma stavolta erano trascorsi “solo” cinquant’anni dall’ultima celebrazione e quindi vi era ancora, a quel tempo, qualcuno che li aveva visti da fanciullo o da adolescente. I Ludi di Filippo furono, si dice, i più spettacolari tra quelli del passato.
Durarono tre giorni e tre notti e si chiusero con canti inneggianti alla pace, alla felicità, alla concordia per le presenti e le future generazioni, e soprattutto per Roma e per un suo luminoso avvenire.
Dopo la purificazione della Città e dei suoi abitanti, fatta con diversi “suffimenta” (soprattutto zolfo e bitume, con torce impregnate di questi elementi), e con la partecipazione dell’Imperatore nelle vesti di Pontefice Massimo, si svolsero i Ludi veri e propri, con sacrifici agli dei e con l’allestimento di grandiosi giochi e spettacoli di belve feroci, animali esotici e combattimenti di gladiatori. Pare che questi ultimi fossero oltre duemila.
Ma per celebrare il Millennio di Roma Filippo fece coniare in quantità monete in tutti i metalli: particolarmente interessante la serie degli antoniniani (2 Denari) prodotti al nome dello stesso Filippo I, del figlio Filippo II, della Augusta Otacilia Severa. Queste monete portano la legenda “Saeculares Augg” ovvero i Ludi secolari degli Augusti in carica.
Questa monetazione, sulla quale appaiono prevalentemente, ma non solo, effigiati gli animali esotici utilizzati per gli spettacoli del circo, si propone come unica nel suo genere e ha lasciato ai posteri una testimonianza viva e fantasiosa di un grandissimo avvenimento, che ovviamente andava ben al di là di uno spettacolo circense, per quanto imponente e lussuoso potesse essere.
01 ottobre 2022