Il successo dell’Intelligenza Artificiale e la sua applicazione nel mercato finanziario
L’IA è e sarà fondamentale per il progresso scientifico, economico e sociale, e il suo impatto sarà significativo. Ad oggi le soluzioni utilizzate non sono perfette e presentano molti rischi/limiti
Pasquale Ceruzzi
Componente dei Gruppi Cultura e Dirigenti per l’Europa e Geopolitica ALDAI-Federmanager, e del Comitato di Redazione Dirigenti Industria
Il 2022 e il 2023 hanno sancito la popolarità (inarrestabile) dell’Intelligenza Artificiale (IA) sia a livello mondiale che nazionale. È un successo non solo mediatico (che certamente è evidente) ma anche di mercato. Lo conferma, con numeri inequivocabili, il Politecnico di Milano, che quantifica questo mercato in un valore di 760 milioni di euro per il 2023 e una crescita del 52% rispetto al 2022 (vedere figura 1).
Circa 6 grandi imprese su 10 hanno già avviato un progetto di Intelligenza Artificiale mentre il passo, in crescita, delle PMI è al momento di 1 su 5. Chiunque si avvalga di un personal computer ha già utilizzato, consapevolmente o meno, servizi di IA attraverso le applicazioni ChatGPT di Open AI, Copilot di Bing/Microsoft o Gemini di Google. È apparso evidente che un notevole impulso mediatico e commerciale all’interesse e utilizzo dell’IA è stato dato dall’“Intelligenza Artificiale Generativa” che mette insieme algoritmi di Machine Learning (apprendimento automatico) per generare autonomamente nuovi contenuti che in precedenza si basavano solo sulla creatività dell’uomo (vedere figura 2). Questi possono essere ad esempio testo, audio, immagini, video che possono interagire tra loro dando un risultato finale omogeneo, di alta qualità e in tempi rapidissimi a fronte di richieste scritte, vocali o video.
La qualità e la rapidità di esecuzione non possono essere eguagliate da alcun umano.
Tuttavia, nonostante questi risultati, 8 individui su 10 hanno timori sulle conseguenze dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, e queste preoccupazioni non sono del tutto infondate.
Innanzitutto le preoccupazioni derivano essenzialmente da un percepibile senso di insicurezza – che l’IA e le sue diverse applicazioni generano – che emerge sia da soluzioni fisiche di IA che di IA generativa:
- soluzioni fisiche di IA, quali i veicoli a guida autonoma, i robot autonomi e gli intelligent object. Se le soluzioni non sono perfettamente funzionanti le conseguenze possono essere gravi sia sotto il profilo fisico sia sotto quello materiale ed economico;
- soluzioni di IA generativa, possono presentare minacce alla nostra privacy, alla nostra intimità personale e familiare, alle nostre convinzioni ideologiche, al nostro benessere economico finanziario. Tali soluzioni possono essere falsificate, manipolate per fini delinquenziali, estorsivi, politici. È immediato pensare alle truffe finanziarie online, alle minacce informatiche per mezzo di tecniche di phishing, vishing e smishing, ransomware.
Si tende a sorridere quando si vedono video falsi creati dall’IA (ad esempio Papa Francesco con un piumino bianco della Moncler, o Taylor Swift che invita i suoi fan a votare per Donald Trump alle prossime elezioni) ma si percepisce anche la pericolosa fragilità dell’Intelligenza Artificiale e la facilità con la quale si può manipolarla e piegarla ai propri fini.
C’è, poi, il “timore dei timori” ovvero l’Intelligenza Artificiale sarà come tutte le innovazioni tecnologiche che abbiamo creato e adottato negli ultimi 2 secoli? Finirà, anch’essa, per ridurre il numero di risorse umane necessarie per un dato lavoro e generare disoccupazione?
Certamente aumenterà l’efficienza delle attività richieste, in quanto potrà coadiuvare l’uomo in molte situazioni ma, ahimé, potrà anche sostituirlo completamente. Di sicuro aumenterà la produttività delle imprese e degli individui, su questo possiamo essere d’accordo. Sembra invece meno convincente la tesi che l’IA aiuterà a risolvere il decremento demografico delle nostre nazioni avanzate, sopperendo a lavoro e soluzioni che la mancanza di umani causerà.
Allo stato attuale, sebbene l’IA abbia fatto passi migliorativi sostanziali, è tuttavia ancora carente di step evolutivi fondamentali per realizzare quanto Alan Turing ipotizzava nel 1950: “creare un sistema di macchine e applicazioni in grado di fare le cose che fanno gli uomini con la stessa intelligenza – e magari con più efficienza”.
Tra i più importanti progressi, da un punto di vista tecnico e strutturale, possiamo indicare reti di telecomunicazioni a banda larga e a bassissima latenza, memorie con maggiore capacità di storage, computer con più elevata potenza di calcolo, programmi più efficienti di protezione dei nostri dati e delle nostre applicazioni. Da un punto di vista normativo, però, servono leggi e regole che scoraggino frodi, manipolazioni, furti e violazioni del copyright (sull’esempio dell’AI Act appena approvato dal Parlamento europeo).
In breve, mancano soprattutto investimenti importanti sia in capitale finanziario sia in capitale umano, e un ruolo chiave per le istituzioni che dovranno agire da cerniera e arbitro tra l’“offerta” (imprese e service provider di IA) e la “domanda” (individui e imprese utilizzatori di IA).
Nel settore finanziario (banche, intermediari finanziari, assicurazioni), l’IA si è fatta largo con decisione, in virtù soprattutto di una più ampia capacità di investimento rispetto ad altre industrie. Poi, si è avvalsa di sottosettori ad avanzatissima innovazione tecnologica quali il “Fintech” e l’“Insurtech” che hanno ulteriormente spianato la strada ad alcune applicazioni di IA. In virtù di questo e altro, il settore finanziario ha oggi un footprint significativo del 18% nel mercato italiano (vedere figura 3).
Altre applicazioni di IA sono state invece tenute ancora in una fase sperimentale o in affiancamento al lavoro umano, con lo scopo di ottenere maggiore efficienza e produttività, ma senza concedere una piena autonomia. Questa, eventualmente, potrà essere raggiunta presto prolungando la fase di test e di perfezionamento operativo.
Tra i motivi principali di cautela troviamo:
- un settore soggetto a normative stringenti di compliance;
- una ripartizione più esaustiva di responsabilità giuridica tra intermediario, cliente e Intelligenza Artificiale;
- un livello ancora non soddisfacente di precisione nei risultati dell’IA Generativa;
- il rischio di perdita di protezione e privacy dei dati in alcune applicazioni che vedono il coinvolgimento di terze parti;
- la particolare esposizione del settore a tentativi di frode e furti di informazioni.
Schematizzando quello che attualmente è l’apporto dell’IA all’industria finanziaria, sia per finalità chiave (aumento di produttività/creazione di valore) sia per dislocazione strutturale/operativa, possiamo avere un quadro di riferimento esaustivo riferendoci allo schema di figura 4.
In conclusione, l’Intelligenza Artificiale sta apportando un’innovazione tecnologica fondamentale al progresso scientifico, economico e sociale del nostro mondo. Il suo impatto sarà significativo e le differenze evidenti. Quale sarà il grado di soddisfazione che potremo avere da questa nuova spinta verso il futuro non siamo in grado di dirlo con precisione, ma intuiamo che potrebbe essere enorme. Le soluzioni oggi utilizzate o sotto esame non sono perfette e presentano molti rischi/limiti. Gli investimenti in capitale finanziario e umano per perfezionare il risultato finale saranno ingenti e proporzionati al nostro impegno e alla qualità che vorremo ottenere. Questa innovazione, come sempre, potrà essere vista come un ponte verso il futuro (e quindi un’opportunità da cogliere) o invece come un cambiamento non richiesto che subiamo…
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L'incontro Intelligenza Artificiale e applicazioni nel mercato finanziario si terrà
giovedì 28 novembre 2024 alle ore 17:30
presso la Sala Viscontea Sergio Zeme
Per partecipare è necessaria la registrazione su www.aldai.it
01 ottobre 2024