Se a pagare sono sempre i soliti noti

Uno strano vizio tutto italiano: vessare chi lavora e paga le tasse, anche al momento della pensione. Siamo in campo per difendere la nostra categoria

Stefano Cuzzilla 

Presidente Federmanager
A dicembre, insieme al Natale arriva il consueto dibattito sulla legge di Bilancio, che spesso si traduce in una concitata polemica, dentro e fuori le aule parlamentari, sulle politiche pensionistiche che il Paese è chiamato ad adottare.

Dimenticando innanzitutto il presupposto di qualsiasi intervento sul tema: la pensione deve rappresentare il giusto riconoscimento a una vita di lavoro e di contributi versati a favore del Paese.

E invece, purtroppo, non è così. Le pensioni del ceto medio sono utilizzate come “bancomat” per sostenere una spesa che non è basata su un principio di equilibrio tra equità e pressione fiscale, con conseguenze dirette sulla sostenibilità del welfare italiano.

Partiamo da un dato eloquente, evidenziato dalla presentazione del rapporto CIDA – Itinerari Previdenziali su entrate fiscali e finanziamento del welfare state: in Italia è soltanto il 12,99% della popolazione, vale a dire chi percepisce dai 35 mila euro in su, a sobbarcarsi il 59,95% dell’imposta sui redditi delle persone fisiche.

C’è quindi un esiguo nucleo di italiani, in cui è inclusa la dirigenza, che è ingiustamente costretto a pagare anche per altri. Per moltiper troppi.

E mentre l’area dell’evasione e dell’elusione fiscale cresce notevolmente, dalle istituzioni giungono irricevibili segnali di un’ulteriore penalizzazione nei confronti di categorie già ampiamente vessate.
La manovra economica, che è attualmente oggetto di dibattito parlamentare, presenta infatti penalizzazioni evidenti a carico degli assegni pensionistici “non minimi”, discrimina di fatto chi ha lavorato (e contribuito) una vita intera e tradisce contestualmente diritti e legittime aspettative, in nome delle difficoltà registrate dai bilanci pubblici e degli obblighi verso l’Europa.

Un conto di certo salato, ancor più in ragione dell’inflazione a due cifre che grava sull’economia. Un conto che, però, non può e non deve essere pagato dai soliti noti.

Anche perché dei servizi di welfare connessi alla fiscalità beneficia ampiamente chi dichiara redditi bassi o nulli, compresi i furbetti tricolore, vale a dire gli evasori ed elusori che operano nella nostra Penisola.

È arrivato il momento di dire basta a questo scippo perpetrato ai danni dei contribuenti onesti, come le categorie manageriali che da Presidente di Federmanager e CIDA rappresento.

Per tale ragione, non dobbiamo rimanere a guardare, lasciando che sulla legge di Bilancio, ma non solo, la partita sia giocata da altri.
In queste settimane ho incontrato esponenti del Governo e del Parlamento, mi sono recato alla Camera dei deputati per depositare gli emendamenti da noi richiesti alla manovra e sono intervenuto sui media per esprimere con forza le nostre istanze. Ma andremo ancora oltre, riservandoci di ricorrere ad azioni legali e di impatto fortemente simbolico se sarà necessario.

Noi ci basiamo sui numeri, proponiamo soluzioni percorribili, come la necessaria separazione tra i conti previdenziali e quelli dell’assistenza e chiediamo rispetto per le pensioni spettanti alla dirigenza.
Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in formato pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013

I più visti

Hackerare una password? Facilissimo!

Il primo elemento che dobbiamo tenere sempre ben in mente è che sfortunatamente le password di otto caratteri non sono più sicure come nel passato
01 ottobre 2023

Muri che dividono e muri che uniscono

Tanti sulla superficie terrestre, tanti nella storia dell’umanità, per tenere le persone fuori o per tenere le persone dentro, ma non solo…
01 dicembre 2023

Portare il tema della perequazione al centro del dibattito politico

Dobbiamo aprire una nuova fase, in cui la perequazione torni a essere un diritto certo e stabile, non un elemento variabile a seconda delle esigenze di bilancio. Non è solo una questione di giustizia per i pensionati, ma di coesione sociale e di fiducia nell’equità del sistema pubblico
01 maggio 2025

Per una giustizia fiscale e previdenziale

Lettera del presidente. È tempo di dire basta! Dobbiamo far sentire la nostra voce meno timidamente che in passato!
01 maggio 2025