Editoriale
Normare o lasciare libere la tecnologia, l’economia, lo sviluppo in ambiti sconosciuti destinati a portare l’umanità verso destinazioni sconosciute e potenzialmente anche dannose?

di Massimo Melega
(Comenio, Didactica Magna e Pansophia,1657).
Normare o lasciare libere la tecnologia, l’economia, lo sviluppo in ambiti sconosciuti destinati a portare l’umanità verso destinazioni sconosciute e potenzialmente anche dannose?
La risposta, davanti ai progressi che incombono nelle tecnologie a più alto impatto sociale, è scontata.Abbiamo infatti già potuto apprezzare come sia possibile far credere come vere immagini, situazioni, notizie totalmente inventate, ma di altissimo livello di pericolosità, ad un’opinione pubblica spesso facile da “plasmare”.
Il punto è come, quanto ed in che modo normare e regolare.
Esattamente come ha fatto a suo tempo Comenio, antico teorico dell’educazione dei giovani, quando si è posto contro una didattica che imponesse schemi e modalità non adatte ai destinatari, sottolineando come l’insegnamento – nel nostro caso la norma – debba essere studiato per neutralizzare i pericoli, ma debba anche adattarsi e servire l’utenza della norma stessa, senza costituire inutili ostacoli, o – peggio – creando equivoci e quindi barriere ingiustificate.
Esattamente come ha fatto a suo tempo Comenio, antico teorico dell’educazione dei giovani, quando si è posto contro una didattica che imponesse schemi e modalità non adatte ai destinatari, sottolineando come l’insegnamento – nel nostro caso la norma – debba essere studiato per neutralizzare i pericoli, ma debba anche adattarsi e servire l’utenza della norma stessa, senza costituire inutili ostacoli, o – peggio – creando equivoci e quindi barriere ingiustificate.

Massimo Melega, Presidente Federmanager Bologna - Ferrara - Ravenna
Si discute molto in questi mesi, complice il “rischio dazi”, della grande quantità di vincoli imposti dall’UE in un mercato nel quale lucrano concorrenti di Paesi che lasciano spazio ad operazioni che non rispondono a tali criteri.
Ecco allora che la scrittura delle norme deve prevedere un’estrema attenzione nei termini e nei concetti utilizzati; ed ancor di più, dovranno porre attenzione i traduttori dei testi che andranno approvati dai singoli Governi degli Stati dell’Unione.
Per questo vi suggerisco di leggere attentamente la relazione presentata dall’Avv. Roberto Sammarchi (nostro associato) nell’incontro di presentazione dello Sportello sul’AI Act tenuto presso la nostra sede il 16 luglio scorso (si veda articolo a questo link), in particolare quella parte riguardante l'incertezza giuridica derivante da definizioni ambigue presenti nell'AI Act.
L’Avv. Sammarchi ha sviluppato ulteriormente questi concetti in un testo che mi auguro sarà presto riportato su queste pagine. Cito testualmente:
L’Avv. Sammarchi ha sviluppato ulteriormente questi concetti in un testo che mi auguro sarà presto riportato su queste pagine. Cito testualmente:
“Un punto centrale riguarda poi l'asimmetria nella catena del valore. Le PMI che integrano sistemi di IA si trovano legalmente responsabili per prodotti basati su componenti "a scatola chiusa" forniti da grandi aziende tecnologiche, dalle quali può risultare impossibile ottenere le informazioni necessarie per la conformità. Tale squilibrio impone oneri e rischi sproporzionati. Vengono inoltre rilevate criticità riguardo alle sovrapposizioni con altre normative, come la direttiva NIS2 e il GDPR, che creano duplicazioni di adempimenti in materia di valutazione dei rischi e obblighi di notifica”.
Ed ancora: “Concetti come "componente di sicurezza" o "modifica sostanziale", tradizionalmente legati a rischi fisici e a prodotti statici, vengono ora applicati a tecnologie fluide e adattive come l'IA, e devono essere valutati non solo per il pericolo fisico che possono comportare, ma anche per il loro potenziale impatto sui diritti fondamentali.”.
Lo stesso Avv. Sammarchi ci ricorda che le imprese con un numero di addetti inferiore o uguale a 5 costituiscono circa il 77% del totale, e la quasi totalità (92,5%) è compresa nella classe di imprese che hanno fino a 15 addetti. Nel settore manifatturiero, cuore pulsante dell'industria nazionale, questa caratteristica è ancora più marcata: le PMI rappresentano oltre il 97% delle imprese e generano oltre il 78% dell'occupazione totale del settore.
“La mancanza di chiarezza normativa (…) si traduce in un costo diretto, in tempo sottratto all'innovazione e alla produzione, e in un'incertezza che paralizza le decisioni strategiche”.
L'incertezza legale agisce come un potente disincentivo all'investimento. Di fronte a regole poco chiare sulla classificazione di un sistema come "ad alto rischio" o su cosa costituisca una "modifica sostanziale", la scelta più razionale per un imprenditore di una PMI potrebbe essere quella di non investire in una nuova soluzione di IA, ma quella di attendere, di non rischiare, di rimanere fermo.
“La mancanza di chiarezza normativa (…) si traduce in un costo diretto, in tempo sottratto all'innovazione e alla produzione, e in un'incertezza che paralizza le decisioni strategiche”.
L'incertezza legale agisce come un potente disincentivo all'investimento. Di fronte a regole poco chiare sulla classificazione di un sistema come "ad alto rischio" o su cosa costituisca una "modifica sostanziale", la scelta più razionale per un imprenditore di una PMI potrebbe essere quella di non investire in una nuova soluzione di IA, ma quella di attendere, di non rischiare, di rimanere fermo.
Proprio per questo è indispensabile intervenire sul processo normativo, “dando una mano” al legislatore europeo, e questo lo si fa dando spazio a chi, per studio ed esperienza, è in grado di interagire positivamente.
A questo serve (anche!) Federmanager: mettere insieme le migliori energie e menti del Paese nell’interesse comune.
02 settembre 2025