Il 2° rapporto CIDA-CENSIS

Il Ceto Medio galleggia senza prospettive ... e i migliori se ne vanno.

Franco Torelli

Presidente Federmanager Trento e Neo componente del Comitato Nazionale Pensionati
Il 22 maggio scorso è stato presentato presso la Camera dei Deputati nell’aula dei gruppi parlamentari il 2° rapporto CIDA-CENSIS Rilanciare l’Italia dal ceto medio. Riconoscere competenze e merito, ripensare fisco e welfare con un’ampia ricaduta mediatica.

L’evento è stato aperto con i saluti istituzionali del vicepresidente di Forza Italia alla Camera, Raffaele Nevi e gli interventi del vicepresidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri Antonio Tajani e del viceministro dell’economia e delle finanze, Maurizio Leo. Hanno portato i loro contributi Gabriele Fava, Presidente Inps, Renato Loiero, Consigliere del Presidente del Consiglio, e gli Onorevoli Elena Bonetti, Luigi Marattin e Annarita Patriarca.

Dal rapporto emerge che il 66% degli italiani si riconosce nel ceto medio e per oltre il 90% ciò che conta davvero è il sapere, il livello di istruzione e le competenze acquisite. Ma questi valori non trovano più riscontro nella realtà economica: l’82% degli italiani che si autodefinisce di ceto medio denuncia che il merito non viene più riconosciuto, che il capitale culturale non si traduce in una giusta retribuzione, oltre la metà ha visto il proprio reddito fermo, mentre più di uno su quattro lo ha visto calare.

Solo il 20% dichiara un miglioramento. Rispetto a dieci anni fa tra chi ha figli la condizione economica della famiglia è migliore solo per il 18%, peggiore per il 26,9%, uguale per il 23,8%.

Il ceto medio quindi “galleggia senza prospettiva”, una situazione che pesa sull’economia visto che il 45% ha già ridotto i consumi.

“Il ceto medio è troppo ricco per ricevere aiuto, ma troppo povero per costruire futuro”, ha detto amaramente Stefano Cuzzilla, presidente di CIDA, “quanto può sopportare ancora? Se non si restituisce dignità economica a chi ogni giorno regge l’Italia, il rischio è uno solo: spezzare definitivamente il patto sociale su cui si fonda la nostra democrazia”.

Franco Torelli Presidente Federmanager Trento Neo componente del Comitato Nazionale Pensionati

Franco Torelli Presidente Federmanager Trento Neo componente del Comitato Nazionale Pensionati

Tra i pensionati della fascia di riferimento del rapporto, il 47% aiuta regolarmente figli o nipoti, e il 66% ha finanziato o finanzierà almeno una spesa straordinaria. Questa “generosità silenziosa” è sempre più sotto pressione. Solo il 52% si sente protetto da reti di welfare; gli altri oscillano tra ansia, incertezza e vera e propria insicurezza, con oltre il 50% che teme che i propri figli staranno peggio ed immagina per loro un futuro all’estero.

il risparmio, da sempre uno dei tratti distintivi del ceto medio italiano, si erode: il 46% ha ridotto la capacità di accantonare risorse, e il 44% prevede un peggioramento nei prossimi tre anni. Quando la fiducia nel futuro si incrina, cresce il bisogno di protezione: ma è proprio qui che il sistema mostra le sue crepe più profonde. Dato che il welfare pubblico non basta più cresce la corsa al welfare integrativo: il 45% possiede una polizza sanitaria o un fondo pensione e circa il 36% vorrebbe che il contratto collettivo del settore in cui lavora prevedesse la sanità integrativa. Il rischio è una nuova disuguaglianza: tra chi può permettersi una protezione privata e chi resta scoperto.

Infine, il tema del fisco dove il 70% degli italiani chiede meno tasse sui redditi lordi, e oltre l’80% denuncia un grave squilibrio tra ciò che si versa e ciò che si riceve in termini di servizi pubblici.

“Basta considerare i pensionati un capitolo di spesa” conclude Cuzzilla, “sono una risorsa strategica, il primo ammortizzatore sociale del Paese. Serve una rivalutazione delle pensioni, un rafforzamento della previdenza integrativa, una più convinta lotta all’evasione, una valorizzazione della managerialità che tiene insieme istituzioni, imprese e cittadini”.

Ascoltando queste interessanti anche se ormai risapute analisi, rimane sempre l’amarezza che nessun relatore, ad di fuori di Cuzzilla, abbia fatto cenno a temi pratici a noi cari come la perequazione delle pensioni, la separazione tra previdenza e assistenza, la lotta seria all’evasione fiscale. La eco mediatica è stata di grande rilievo, la speranza è che – come al solito – ai buoni propositi dei nostri politici, seguano i fatti.