Perequazione 2023 - un salasso
Tanto tuonò che piovve
Antonio Pesante
Federmanager FVG e componente del Comitato Nazionale Pensionati
Sono più di venti anni che in un modo o nell’altro, per ben otto volte, chi è al governo, che sia di destra, di sinistra o un tecnico, attacca le pensioni del ceto medio.
Se fino a ieri il danno derivante, anche se inaccettabile, era limitato data l’inflazione bassa, questa volta oltre a essere percentualmente fuori di ogni termine, riveste una notevole importanza in termini di valore data l’inflazione quasi a doppia cifra.
Tutti siamo consci del momento di crisi economica finanziaria in cui si trova il nostro paese, stretto tra problemi di inflazione, costi alle stelle delle materie prime ed energetiche, dalla guerra in Ucraina e non ultimo dall’enorme valore del nostro debito pubblico.
La scelta però fatta dal governo, di aumentare le pensioni minime e concedere la perequazione al 100% fino a quattro volte il minimo pensionistico, finanziando tale costo con un notevole taglio a tutte le pensioni medie o medio/alte, secondo noi è una grave decisione anticostituzionale.
Sostenere giustamente una categoria debole economicamente si chiama assistenza, questo secondo noi lo deve fare tutto il paese usando l’unico sistema universale che è l’IRPEF, non una parte di una singola categoria.
Questo è il motivo per il quale da molti anni proponiamo la separazione, sui conti dell’INPS, tra costi per le pensioni e quelli per l’assistenza.
Tale separazione oltre a ottenere un controllo sui costi dell’assistenza, farebbe scendere la spesa pensionistica dal 16,5% del PIL al 12,8%, quasi in linea con la media europea del 12,4% e per cui non a rischio di multe europee.
Una ulteriore riduzione sul valore dell’adeguamento pensionistico viene dato dalla modalità di calcolo usata in questo caso, che non sarà più come l’anno scorso in modo cumulativo per fasce, ma calcolata in base all’intero valore della pensione per la percentuale di rivalutazione di rispetto relativa alla fascia dell’importo.
Per quanto riguarda l’adeguamento l’INPS, con la circolare 135 del 22 dicembre 2022, ha comunicato la mancanza di tempo per riuscire a modificare i programmi di calcolo in tempo utile, il testo è stato approvato dal Parlamento il 31 dicembre, per cui prevedeva di rimandarlo a febbraio/marzo assieme ai relativi conguagli degli arretrati.
La CIDA e la Federazione in aperto dissenso a quanto decretato dalla finanziaria in questo ambito, ha ribadito e motivato con forza la propria contrarietà inviando molteplici comunicati sui principali quotidiani, ha chiesto e ottenuto incontri con componenti del governo, ha effettuato due incontri pubblici con esponenti esperti del settore pensionistico, quali il Prof. Alberto Brambilla e il Prof. Gianni Geroldi tramite i quali far conoscere le risoluzioni da attuare.
Le azioni future sono allo studio, assieme a importanti studi specializzati in materia giuridica e istituzionale per determinare le modalità e i tempi per ricorsi ed altre modalità di protesta.
Sarà mia cura tenervi aggiornati.
21 febbraio 2023