L’Ambrosiana
Il Museo più antico di Milano che ancora parla al presente
Ufficio Stampa Veneranda Biblioteca Ambrosiana
L’Istituzione
La Veneranda Biblioteca Ambrosiana viene istituita a Milano nel 1607, dal Cardinale Federico Borromeo, con lo scopo di dare vita a un’istituzione capace di promuovere cultura e valori cristiani. Sulla base di questo disegno la prima a prendere forma fu la Biblioteca che, fin dalla sua apertura, fu concepita come un luogo aperto e inclusivo: chiunque sapesse leggere e scrivere vi poteva entrare e consultare i manoscritti custoditi. Una decisione, per i tempi, assolutamente avanguardista che la consacrò a “una delle prime biblioteche aperte al pubblico d’Europa”. Al suo interno è custodito un tesoro prezioso che annovera oltre a un milione di stampati, quasi quarantamila manoscritti, dodicimila disegni, ventiduemila incisioni e altre rarità, facendo della Biblioteca Ambrosiana una delle più importanti a livello mondiale.
Nel 1618 si aggiunse la Pinacoteca Ambrosiana – una galleria inizialmente privata di proprietà del Cardinale e successivamente di dominio pubblico – che, in un percorso espositivo articolato in 24 sale, espone e custodisce capolavori come: il Musico di Leonardo da Vinci, la Canestra di frutta di Caravaggio Merisi, il Cartone preparatorio per la Scuola di Atene di Raffaello, l’Adorazione dei Magi di Tiziano, la Madonna del Padiglione di Botticelli e una vasta collezione di opere fiamminghe.
La sala 7 – I Fiamminghi
Il 12 giugno 2025 – in occasione dei 400 anni dalla morte del pittore fiammingo Jan Brueghel il Vecchio (1568-1625) – la Pinacoteca Ambrosiana ha presentato, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, il riallestimento della sala 7, dando alla collezione di pittura fiamminga, lì esposta, una nuova cornice. Tra i capolavori: il Vaso di Fiori con gioiello, monete e conchiglie (1606 Jan Brueghel), l’Allegoria del fuoco e l’Allegoria dell’Acqua (1608-1621 Jan Brueghel), la Veduta marina (1611 Paul Bril), e persino l’acquasantiera (1606-1607 Jan Brueghel, Girolamo Marchesini) usata da Federico Borromeo.
Il nuovo progetto della sala, firmato dall’Architetto Colombo, nasce dall’idea di valorizzare un corpo di opere molto importanti, 32 capolavori di pittura fiamminga, scuola pittorica nata nel Quattrocento, la cui particolarità risiede nella meticolosità del dettaglio, caratteristica che catturò l’attenzione dello stesso Cardinale, tanto da avviare una fitta collaborazione e un legame profondo con alcuni dei suoi massimi esponenti: gli artisti Jan Brueghel e Paul Bril.
Seguendo la direzione di un allestimento che possa scomparire il più possibile e permettere la migliore fruizione delle opere d’arte, è stata scelta una riconfigurazione cromatica di tutta la sala con un blu studiato in consonanza con le tonalità dei dipinti. I piani espositivi si collocano, così, tono su tono sulle pareti, in uno spazio rinnovato che rispetta totalmente le caratteristiche architettoniche della sala, raccolta ma preziosa. La scelta della ridistribuzione delle opere per autore anziché per ambito comporta una serie di vantaggi soprattutto in termini di narrazione, valorizzazione e, non ultima, fruizione.
Secondo le parole di Mons. Alberto Rocca, Direttore della Pinacoteca Ambrosiana: “[…] un allestimento che non solo valorizza le opere con un nuovo stile espositivo, ma aiuta il visitatore a entrare nei dettagli di questi lavori miniaturistici grazie alle tecnologie più innovative”. A ultimare la sala un apparato tecnologico, realizzato da Black Srl, capace di esplodere le immagini e fornire un’esperienza digitale che porta il visitatore a una comprensione dei lavori completa e immersiva.
Nicola Samorì – Classical collapse
Nubifregio - 2010 - olio su tela - 200x150x5 cm
Dal 28 novembre Milano e Napoli, la Pinacoteca Ambrosiana e il Museo e Real Bosco di Capodimonte, si uniscono in un unico progetto congiunto, Classical Collapse, la mostra dell’artista Nicola Samorì.
Il progetto travalica la logica della “doppia mostra” per proporsi come un’operazione culturale unitaria, pensata fin dall’origine per essere declinata in due luoghi differenti, ma posti in dialogo.
Curata da Demetrio Paparoni, Alberto Rocca (Direttore della Pinacoteca Ambrosiana) ed Eike Schmidt (Direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte), questa esposizione (visitabile alla Pinacoteca Ambrosiana dal 28 novembre 2025 al 13 gennaio 2026 e al Museo e Real Bosco di Capodimonte dal 29 novembre 2025 al 1º marzo 2026) si configura come un ponte tra Nord e Sud, tra antico e contemporaneo, tra il passato della grande tradizione pittorica e plastica e la sua reinvenzione nel presente.
A fare da punto di congiunzione è proprio l’arte di Nicola Samorì (Forlì, 1977) artista italiano contemporaneo noto per le sue opere capaci di fondere la tradizione classica con l’innovazione contemporanea. “Un colto genio creativo che strappa le pagine della storia dell’arte per riscriverle in un viaggio attraverso la memoria, la storia e l’emozione, lasciandoci senza fiato a riflettere sull’umanità”: è così che il Segretario Generale della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Antonello Grimaldi, lo definisce.
Alla Pinacoteca Ambrosiana il progetto trova il suo fulcro in un monumentale dipinto site specific (500x1000 cm) che sarà esposto accanto al Cartone preparatorio per La Scuola di Atene di Raffaello, per poi proseguire con numerose altre opere, di diversa natura, nella Biblioteca Ambrosiana, nel corridoio che accoglie il monumento funebre a Gaston de Foix del Bambaia e nella Cripta.
Classical Collapse, per la Biblioteca Ambrosiana come per il Real Bosco di Capodimonte, si propone come fenditura luminosa tra ciò che è stato e ciò che è. Una ferita necessaria perché l’arte continui a respirare nel suo ritmo eterno: tradizione che si fa avanguardia, avanguardia che ritorna all’ordine, e da quell’ordine nuovamente si infrange, in un ciclo infinito di metamorfosi e rinascite, pur sempre piene di significato
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