La spesa per pensioni in Italia a confronto con l’Europa

Separare previdenza e assistenza è un passo fondamentale per garantire sostenibilità ed equità al sistema pensionistico italiano. Oltre a migliorare la trasparenza, questa riforma ridurrebbe la pressione fiscale sui pensionati, chiarendo la destinazione delle risorse pubbliche. Federmanager e CIDA, con la loro capacità di dialogo e influenza, possono e devono essere protagonisti di questa trasformazione, promuovendo un cambiamento che non è solo necessario, ma anche urgente.

Mino Schianchi

Presidente Comitato Nazionale di Coordinamento Gruppi Seniores Federmanager e Presidente Comitato Pensionati ALDAI-Federmanager
La spesa per le prestazioni sociali, di cui le pensioni rappresentano una voce importante, mostra differenze significative fra gli Stati membri dell’Unione Europea. Tali differenze si manifestano sia nella distribuzione del valore complessivo tra le singole componenti, sia nell’incidenza sul prodotto interno lordo (PIL). Queste disparità sono influenzate dall’evoluzione demografica e dai diversi sistemi di protezione sociale adottati dai singoli Paesi.

Nel 2023, la spesa per prestazioni sociali nella UE27 è stata pari a 4.583 miliardi di euro, il 26,8% del PIL europeo. L’Italia si colloca tra i Paesi con il rapporto tra spesa sociale e PIL superiore alla media (28%). Tuttavia, va sottolineato che Francia (31,3%) e Germania (28,6%), tra gli altri, presentano un rapporto ancora più elevato.

Secondo il Regolamento UE n. 549/2013, le prestazioni di protezione sociale sono definite come "i trasferimenti alle famiglie o agli individui, in denaro o in natura, finalizzati a tutelarli dall’insorgenza di specifici rischi, eventi o bisogni”, indipendentemente dal fatto che siano finanziati con contributi specifici da parte degli assicurati. Tra le voci principali di questa spesa, quella relativa al rischio “Vecchiaia” assorbe il 41% del totale, pari a 1.887 miliardi di euro.

L’invecchiamento della popolazione, collegato a un aumento dell’età mediana e a una riduzione della popolazione in età lavorativa, determina un aumento delle prestazioni pensionistiche da pagare non controbilanciato da un aumento della contribuzione. E questo è attualmente il principale fattore di rischio per la sostenibilità dei sistemi pensionistici di tutta l’Unione Europea, soprattutto in presenza di livelli di spesa previdenziale elevati.

L’Italia è il primo Stato membro per risorse destinate alle funzioni “Vecchiaia” e “Superstiti”, occorre però tener presente che a livello europeo vengono utilizzati criteri contabili e statistici che prescindono dalle classificazioni di spesa utilizzate in Italia. La funzione europea “Vecchiaia” (old age) include le pensioni dirette IVS, le pensioni e gli assegni sociali, il trattamento di fine rapporto per la funzione Vecchiaia, alcune spese per servizi erogati a protezione della funzione “Vecchiaia”, sotto forma di altre prestazioni non pensionistiche, e le pensioni integrative corrisposte dai fondi pensione privati. Inoltre a livello europeo tutte le spese e tutti i trasferimenti, in denaro e in natura, erogati da amministrazione pubbliche e privati sono considerati al lordo dell’imposizione fiscale, questo penalizza i dati italiani in quanto il trattamento fiscale delle nostre pensioni è notoriamente più sfavorevole di quello applicato dagli altri Stati europei.

La specificità italiana emerge anche dal confronto con i dati degli altri Stati membri: nel 2021, la spesa previdenziale e assistenziale si attestava al 16,3% del PIL, rispetto alla media europea del 12,9%.

Questo dato risente, tra le altre cause, dell’età mediana più alta della popolazione italiana (48,4 anni contro una media UE di 44,5 anni) e di un “Tasso di dipendenza” (rapporto tra soggetti con più di 64 anni e soggetti con un’età compresa tra i 20 e i 64 anni), pari al 41% rispetto al 36% della media europea.

Bilancio INPS - Sostenibilità ed equilibrio del sistema pensionistico

Il Bilancio dell'INPS, unitario dal punto di vista finanziario e patrimoniale, è rappresentato da un insieme di 55 gestioni previdenziali e assistenziali, ciascuna con la propria autonomia contabile ed economica.

Queste gestioni, pur autonome dal punto di vista economico e patrimoniale, sono comunicanti ai fini della cassa per cui, nell’ambito della redazione del Bilancio unico dell’Istituto, si assiste alla compensazione tra le posizioni di avanzo e di disavanzo registrate di anno in anno dalle stesse gestioni.

Entrate del Bilancio INPS 
Le principali entrate del Bilancio INPS sono costituite dai contributi versati dalle diverse categorie di lavoratori, e vengono integrate dagli apporti da parte dello Stato, che si fa carico di parte della spesa sociale attingendo alla fiscalità generale.

Nel Bilancio INPS 2023, lo stock di pensioni erogate è rimasto invariato rispetto all’anno precedente. Tuttavia, la sostenibilità del sistema resta una questione critica, tenuto conto che il suo finanziamento avviene a ripartizione: i contributi ricevuti annualmente vengono utilizzati per finanziare i trattamenti pensionistici dello stesso anno. Lo squilibrio strutturale derivante da una spesa superiore ai contributi versati viene compensato attraverso trasferimenti statali a carico della fiscalità generale. Tra il 2013 e il 2023, i trasferimenti statali sono cresciuti del 65%, passando a 164.724 milioni di euro, mentre i contributi versati sono aumentati solo del 28%, con una riduzione della loro incidenza sulle entrate totali (dal 67% al 61,28%).

La costante tendenza ad incrementare gli interventi pensionistici/assistenziali non collegati al versamento di contributi e il rilevante peso delle decontribuzioni che si è registrato in questi anni, pone l’esigenza di una riflessione complessiva sul nostro sistema di welfare, sulla sua natura, sulle forme di finanziamento e sulle prospettive legate alle evoluzioni demografiche e alle trasformazioni del sistema produttivo e del mercato del lavoro.

I risultati economici delle principali gestioni pensionistiche INPS, con riferimento all’arco temporale 2019-2023, fanno emergere un quadro segnato da ampie differenze. Registrano saldi di bilancio positivi nel periodo considerato: - il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD); -la Gestione Prestazioni Temporanee (GPT); –Gestione Separata (GS) 
Registrano saldi di bilancio negativi: -le gestioni di riferimento del lavoro autonomo (Artigiani, Commercianti), -i Coltivatori Diretti Coloni Mezzadri (CDCM), e in maniera ancora più evidente, - la gestione del lavoro pubblico (ex INPDAP).

L’unicità del Bilancio dell’Istituto e la conseguente compensazione degli avanzi e disavanzi delle gestioni comporta un sostanziale e sistematico trasferimento di risorse dalle gestioni in attivo a quelle in negativo.

La necessità della separazione tra previdenza e assistenza

La questione della separazione fra spesa per pensioni previdenziali  e pensioni assistenziali è ricorrente nel dibattito italiano, i tre principali criteri elaborati nel tempo ai fini della distinzione tra previdenza e assistenza sono:

  • la fonte di finanziamento, in ragione della quale tutte le prestazioni finanziate dalla fiscalità generale sono assistenziali;

  • i destinatari delle prestazioni assistenziali sono tutti i cittadini, mentre quelle previdenziali sono i lavoratori che pagano i contributi;

  • sono assistenziali le prestazioni sottoposte, per la loro erogazione, a verifiche dei limiti di reddito.

La legge n. 88/1989 ha introdotto nel Bilancio INPS la Gestione degli Interventi Assistenziali e di Sostegno al reddito (GIAS), che riunisce tutti gli interventi finanziati dalla fiscalità generale, ponendo quindi a carico della solidarietà generale prestazioni e agevolazioni contributive, indipendentemente dalla qualificazione della prestazione come assistenziale o previdenziale. L’assenza di una chiara distinzione tra spesa previdenziale e assistenziale genera ambiguità.

A seconda del criterio di classificazione adottato, la spesa pensionistica indicata nel Rendiconto INPS 2023 oscilla tra 317 miliardi di spesa totale comprensiva di interventi GIAS (15,2% del PIL) e 249 miliardi di euro (11,9% del PIL) al netto degli interventi GIAS e anche delle ritenute fiscali.

Nel 2023, le prestazioni assistenziali gestite dall’INPS sono aumentate del 5,7%, mentre le prestazioni collegate ai contributi versati sono diminuite del 4,7%.

Come sottolineato in un mio precedente articolo, questo squilibrio non è marginale. La commistione tra previdenza e assistenza è responsabile di un sovraccarico sulle pensioni medio-alte, spesso soggette a blocchi e penalizzazioni, mentre la spesa assistenziale continua a crescere senza adeguate misure di contenimento.  Precisare meglio queste due voci consentirebbe di ridurre il rapporto spesa pensionistica/PIL al 12,3%, in linea con la media UE. Per raggiungere questo obiettivo, sarebbe necessario avviare un monitoraggio sistematico delle prestazioni assistenziali, valorizzando i dati già disponibili nel bilancio INPS e costruendo una banca dati nazionale delle prestazioni ricevute da ciascun cittadino.

Il ruolo di Federmanager e CIDA

Federmanager e Cida possono svolgere un ruolo cruciale nel sensibilizzare il legislatore e promuovere riforme strutturali. La separazione tra previdenza e assistenza rappresenta una priorità non solo per garantire la trasparenza dei conti pubblici, ma anche per ridurre le crescenti tensioni sociali. Attraverso una visione lungimirante e iniziative concrete, le nostre Organizzazioni possono contribuire a costruire un sistema di welfare sostenibile, capace di rispondere alle sfide demografiche ed economiche del futuro.
Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in formato pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013

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