Separiamo la Previdenza dall'Assistenza

Finanziare il nostro generoso sistema di welfare sarà sempre più difficile. Le analisi realizzate dal Centro di Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali evidenziano che gran parte dei 37 milioni di cittadini con redditi inferiori a 20.000 euro annui lordi sono a quasi totale carico del 11,28% dei contribuenti (lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati) che dichiarano oltre il 52% di tutta l'lrpef. Possiamo sicuramente dire che separare previdenza e assistenza, oltre a far chiarezza sulle diverse voci che compongono la spesa pensionistica e a dimostrare che il bilancio previdenziale è in attivo, è una prova di equità per chi ha versato contributi e chi no.

 

Alberto Brambilla 

Presidente del Centro di Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Nel Quarto Rapporto su "Il bilancio del sistema previdenziale italiano. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell'assistenza per l'anno 2015", curato dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali e presentato il 15 febbraio scorso alla Camera dei Deputati, la spesa per protezione sociale è stata riclassificata scorporando dalla spesa pensionistica la quota di trattamenti puramente assistenziali e le tasse, così da far emergere la cosiddetta "spesa pensionistica previdenziale", che - a differenza della spesa assistenziale che è finanziata dalla fiscalità generale - è supportata da contributi realmente versati.

Il rapporto evidenzia che il saldo tra entrate e uscite rivela un bilancio previdenziale in attivo pari a 3,713 miliardi, a dimostrazione del fatto che il nostro sistema, grazie alle numerose riforme che si sono susseguite nel corso degli ultimi anni, è stato stabilizzato.

Il bilancio pensionistico dovrebbe indurre a ricercare garanzie di stabilità  futura dall'efficienza e trasparenza, sviluppando soprattutto l'occupazione.



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