Competenze e managerialità per la ripartenza

Il cammino verso l’industria 5.0, sostenibile, resiliente e con l’uomo al centro, è tracciato. Nell’anno delle competenze, è doveroso ribadire l’impegno e il ruolo della classe manageriale nell’assecondare e gestire i fenomeni di transizione del mercato del lavoro

 Manuela Biti

Presidente ALDAI-Federmanager

Nel corso degli ultimi mesi stiamo assistendo a una sempre maggiore centralità di figure come quella del sustainability manager, ruolo chiave nella guida alla transizione green delle imprese. 
In un recente incontro in collaborazione con Confindustria Bergamo e Brescia, lo stesso Presidente di Federmanager e 4.Manager, Stefano Cuzzilla, ha difatti quantificato in ben 4 milioni il numero dei lavoratori con competenze green, quali l’innovation o appunto il sustainability manager, che si renderanno necessari nel 2024.

La conferma che questa sia una direzione obbligata arriva anche dalla  piattaforma americana Bloomberg, secondo cui il mondo ESG – ovvero i fattori di tipo ambientale, sociale e di governo societario che qualificano un’attività come sostenibile – stia coinvolgendo sempre di più i leader di tutto il mondo: circa l’80% dei capi d’azienda infatti sembrerebbe non prendere decisioni in termini di investimenti senza prima considerare i tre fattori di cui sopra, così da ottenere risultati più immediati senza dimenticare la social responsibility.

Il cammino ormai tracciato è dunque quello verso l’industria 5.0, vale a dire sostenibile, resiliente e con l’uomo al centro: una trasformazione culturale che avverrà anche e soprattutto grazie all’uso di nuove tecnologie, che rappresentano un’occasione preziosa, imprescindibile per le imprese del nostro territorio, PMI comprese, che devono necessariamente essere in grado di cogliere le opportunità e i vantaggi della digitalizzazione.

Ma se da un lato migliorare l’efficienza produttiva attraverso l’automazione dei processi può essere decisivo per incidere in maniera importante sulla riduzione dei costi, dall’altro è altrettanto fondamentale non perdere di vista la consapevolezza del capitale umano quale fattore determinante della competitività. 

Nell’anno delle competenze, è doveroso ribadire ancora una volta l’impegno e il ruolo chiave della classe manageriale nell’assecondare e gestire i fenomeni di transizione del mercato del lavoro, fenomeni che conducono a sfide importanti quali la sostenibilità, la transizione ecologica e la digitalizzazione di cui sopra. Ne emerge come diventi sempre più prioritario investire nelle giuste competenze, in quei profili cioè di comprovata qualificazione professionale chiamati poi a svolgere un ruolo chiave in un’ottica di ripresa stabile e duratura.

Il XXII Rapporto sulle medie imprese industriali italiane realizzato da Mediobanca, Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne, fotografa un fatturato in crescita del 15% e buone prospettive di sviluppo futuro, sottolineando al contempo anche una maggiore capacità di avere un modello dinamico e più resiliente rispetto alle grandi imprese nei periodi di crisi. 

Il nostro futuro passa dalla necessità di costruire una politica industriale in grado di mettere a terra le opportunità del PNRR, occasione storica e leva unica di investimenti importanti. 
Anche per questo, e non a caso, ne parliamo ampiamente nel focus di questo numero. La nostra Federazione ha ritenuto che avere una voce nella definizione della politica industriale del Paese fosse un “next step” fondamentale. Da questo asset è arrivato il via alla costituzione di Commissioni di Settore mirate, nate con lo scopo di mettere a fattor comune il know-how e l’esperienza delle tante colleghe e dei tanti colleghi desiderosi di apportare il proprio contributo al sistema e, per il suo tramite, al settore industriale di cui sono parte viva e fondamentale.
  
Come Presidente della più grande tra le 55 Associazioni Territoriali aderenti a Federmanager, non posso che accogliere con entusiasmo e con grandi speranze l’avvio di queste Commissioni, esempio concreto e tangibile di un approccio meritocratico e proattivo da parte di una categoria pronta ad accogliere le sfide e a gestirle, rendendole nuove e uniche opportunità.
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