Il segno, natura dell’uomo
Riflessioni per una mostra
La mostra "Hokusai, Hiroshige, Utamaro. Luoghi e volti del Giappone che ha conquistato l’Occidente", a Palazzo Reale fino al 29 gennaio 2017, permette al Gruppo Cultura, nella persona di Alberto Cantoni, di allontanarsi dai modelli a cui siamo abituati per avvicinarci ad un mondo che sembra lontano, ma che ci si presenta come latore di linguaggi artistici che ci rimandano in seguito all’Occidente.Alberto Cantoni
(...continua dal sommario)Alberto ci mostra che il tutto altro non è che la rappresentazione del segno che, risalendo ai tempi preistorici, diventa un modo per parlare della vita. Poi la stampa e l’incisione hanno trasformato la storia della pittura. Questi linguaggi artistici sono alla base della mostra nella quale la raffinata bellezza delle immagini, il senso della natura predominante, la limpidezza del segno hanno sicuramente influenzato tra gli altri Morandi e Giacometti.
Mario Garassino
È una grande occasione di riflessione la mostra che a Milano onora il lavoro di Hokusai, Hiroshige e Utamaro; una grande occasione non tanto per la bellezza dei lavori esposti e l’influenza che tali maestri hanno avuto sull’arte e sulla cultura occidentale, ma perché ci propone un cammino non secondario su ciò che rappresenta il segno nella storia e nella vita quotidiana di noi tutti. Leggiamo nel sito web di presentazione della mostra: “Gli uomini e gli animali, gli umili testimoni dell'esistenza quotidiana, la leggenda e la storia ... la tramontana sull'aperta campagna, i volti delicati delle donne. Tutto questo, più il mondo dei sogni e il mondo del meraviglioso, sono i soggetti prediletti dei tre artisti per eccellenza del “Mondo Fluttuante” (l’ukiyoe): Hokusai, Hiroshige e Utamaro”. Una proposta che tutto coglie del soggetto e della sua rappresentazione artistica nel Giappone attorno al XIX secolo. Non solo bellezza quindi, ma valore e testimonianza di popoli.Il segno tracciato, dalle lontanissime forme sulle pareti rupestri alle più evolute incisioni del nostro tempo, è stato ed è tuttora il modo più immediato di comunicazione e di rappresentazione che possa in qualche forma persistere oltre l’istante. È nella natura umana volere rimanere e ne vediamo testimonianza coinvolgente nella grotta di Lascaux (Francia sud occidentale) ove si snoda un percorso complesso che illumina quanto la presenza umana ha saputo realizzare già ai tempi del paleolitico superiore (la diffusione dell’Homo Sapiens in Europa) per raccontare in quelle cavità da circa 17.000 anni chi siamo stati e cosa eravamo. Incisione, disegno e pittura modulata rammentano nella loro forma più diretta la storia del nostro mondo, con circa 600 immagini di animali vari e senza alcun riferimento al paesaggio. Non deve sorprendere quanta arte sia tracciata su quelle pareti, anche se arte come noi la intendiamo è forse una parola dei nostri giorni più recenti... da solo tremila anni... coscienti che in quei remoti tempi gli uomini sapevano già modellare, incidere e formare oggetti straordinariamente veri e precisi mentre l’agricoltura era ancora lontana a venire.
Queste testimonianze sono l’antecedente di un modo di rappresentare la vita; altro è lo sviluppo delle varie tecniche dell’incisione e della stampa – che si può far risalire alla seconda metà del ‘400 in Italia e in Germania in apparente indipendenza – che ha permesso non tanto una più adeguata illustrazione libraria, ma la diffusione controllata dell’arte pura in stampa. Incontriamo nomi che hanno fatto la storia del Rinascimento e quindi della cultura occidentale a partire da Andrea Mantegna e Albrecht Dürer, uomo di viaggi e di cultura che ha messo in contatto il Nord con il Rinascimento italiano e ha raggiunto per profondità, disegno, ritratto e paesaggio un vertice assoluto anticipando con le prove in puntasecca la grande visione del chiaroscuro di Rembrandt. Non a caso le sue Passioni, le immagini quali la Malinconia (1514) e le prime carte celesti a stampa (1515) sono oggi modelli di freschissima presenza drammatica, immaginativa e scientifica.
La storia prosegue su nuove ricerche e su riconosciuti modelli: il XVII secolo è dominato dall’immagine profondissima di Rembrandt, il XVIII secolo ha raggiunto in Italia compiuta maturità con Giovan Battista Tiepolo, Canaletto e Piranesi e al suo termine, oltre ogni confine, ci ha portato la drammatica testimonianza di Goya. Con la serie I Disastri della Guerra (dopo il 1808) egli mette a nudo senza veli il dolore e la brutalità umana a cui oggi ancora e amaramente dobbiamo assistere in casa e in paesi a noi vicini. Nel vedere le immagini, frutto di complessi lavori di revisione e aggregazione, ci si rende conto che il tema non è la sanguinaria ribellione di Saragozza nel 1808 o la carestia di Madrid nel 1810-11, ma la brutalità umana che si esprime nella guerra e “l'impotenza e il dolore dei deboli e dei miseri, oggetti più che attori di un devastante scenario”.
Con altri modi e altre ragioni storiche, ma simili linguaggi artistici, siamo al cuore del XIX secolo in Giappone e all’argomento della mostra al Palazzo Reale di Milano. La raffinatezza, il dettaglio e la “bellezza” delle immagini, la colorazione irreale e immaginaria, il senso della natura immensa e dominante trovano voce nella lunga vita di Hokusai (1760-1849).
La natura nella sua armonia e l’ascolto silenzioso e attento del cosmo fanno di Hiroshige (1797-1858) il naturale ispiratore della pittura europea di fine Ottocento, di Monet e van Gogh, ispirazione in verità non tanto di ragione quanto di forma.
Utamaro (1753-1806), maestro della prima ora, propone un intimo femminile e l’essenziale di una figura colta nella sua completezza che nulla sembra vedere di forme guerriere e di drammatici eventi che tanto hanno fatto immagine nell’arte non solo occidentale.
Sono opere che possono essere comprese per la loro impressionante bellezza, ma non credo che la storia dell’Oriente, a noi forse lontana, possa giungere ai nostri sensi con la dovuta integrità e complessità sociale e culturale. Un fascino irresistibile è presente in questa mostra, ma la conturbante memoria di Beckmann e Rouault, il tratto metafisico di Morandi e l’essenziale immagine di Giacometti sembrano essere la naturale conseguenza della storia a cui noi siamo abituati ed il bellissimo Fuji Rosso sembra dirci che esiste altro nel mondo che non è Occidente ed è grandissimo.
Il segno, natura dell'uomo
L’incontro si terra? in ALDAI - sala Viscontea
via Larga 31 - Milano
giovedi? 24 novembre 2016 alle ore 17.00
MODALITA? DI PRENOTAZIONE
Gli interessati possono prenotarsi online attraverso il sito www.aldai.it, sezione “ALDAI Eventi”, selezionando dal calendario la data interessata e compilando gli appositi spazi alla voce “iscriviti”. Le date pubblicate potrebbero variare successivamente alla stampa della rivista; invitiamo pertanto i lettori a prendere visione delle periodiche newsletter e del sito per dettagli e conferma degli incontri. Per chi non avesse la possibilita? di effettuare la prenotazione online e? possibile invia- re un fax al numero 02/5830.7557 indicando nell’oggetto "Il segno, natura dell'uomo".