Via Larga 31
Ovvero. La Penna Nera ed il Prof.
Giuseppe Firrao
Socio ALDAI - FedermanagerDopo le prime due conferenze del Corso di Storia delle Religioni, quelle tenute il 21 febbraio ed il 7 marzo di quest’anno, scrivevo ai due amici con i quali collaboro all’organizzazione del Corso:
“…… qualcosa di stranamente bello sta accadendo in Via Larga 31, 3° piano, Sala Viscontea.
Gente seduta su sedie, poltroncine prese dalla cattedra, strapuntini e tutto perché? Per sentire un brillante professore della Cattolica o una sapiente signora ebrea, che utilizza la sua esperienza di professoressa di arabo alla Cattolica per spezzare il pane dell’ebraismo in maniera brillante? Per discutere fin quasi alle 8 di sera, una volta con domande rispettose al grande professore, la volta seguente con uno scambio di idee appassionato, anche se mai offensivo?
O non perché noi tre, Mario, tu ed io (Paolo, i’ vorrei che tu e Mario ed io fossimo presi per incantamento …) inavvertitamente abbiamo scoperto che c’è una grande voglia di spiritualità nel mondo o almeno in quello di Via Larga 31?”
Un Sacerdote - Don Virginio Colmegna, Presidente della Casa della carità - che stimo, al quale avevo mandato per conoscenza la mail, mi ha detto una frase bella: “avete avuto coraggio”.
E qui il discorso avrebbe potuto finire con uno scambio di mail da non rendere pubblico.
Ma l’incantamento è proseguito il 12 ed il 13 marzo, allorquando in sala Viscontea si sono susseguiti un Prof. - il Prof. Fabrizio Pezzani, Ordinario presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi - ed una Penna Nera - il Cav. Boffi, Presidente della Sezione A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) di Milano.
Lunedì 13 marzo, ore 17:30. Sala strapiena. “BITCOIN: la sconcertante illusione di una ricchezza facile” era il titolo della conferenza tenuta dal prof. Pezzani, eppure ho avuto l’impressione che un terzo del pubblico fosse stato attratto solo dalle parole "BITCOIN: una ricchezza facile" e dopo tre quarti d’ora se ne è andato (avrei voluto dir loro, citando un commento al Vangelo di Marco: "Ma cosa pensavate di vedere? Uno spettacolo? Un divo? Un bel personaggio televisivo?"). Ma i due terzi sono rimasti, ancora una volta fino alle 20, a sentire frasi come “La lettura della crisi come valoriale richiede di accompagnare alla ristretta, limitante e miope attribuzione all’economia del ruolo di fattore primo nella degenerazione del caos globale, una visione più ampia, che riporti al centro del dibattito il ruolo del divenire della storia e quello della natura dell’uomo che, vivendola con la proprio partecipazione emotiva, ne rimane il facitore - Fabrizio Pezzani – Umano Poco umano – Università Bocconi Editore – novembre 2017 – pag. 11”, a leggere diagrammi come quello dell’indice Gini: la classifica della diseguaglianza nel mondo - O. C. – pag. 67 - , e, infine (grazie Mario), a chiedere: se la Crisi attuale è dei valori cosa possiamo fare noi, sia come singole persone, sia come gruppo di frequentatori di via Larga 31?
Martedì 13 marzo, ore 17:30. Un po’ più di venti persone. Tranquilla riunione di presentazione di un bel libro sulla Grande Guerra - Bruno Longanesi – Invidiavan le Farfalle. E brillante e “in tema” è stata finché non ho dato la parola al Presidente della Sezione A.N.A. di Milano, il quale, cappello con la penna nera in testa, ha iniziato il suo breve discorso con la citazione dell’art. 2 dello Statuto dell’A.N.A., laddove dice che l’Associazione si propone di “tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini”.
Tenere viva la memoria, ha detto la Penna Nera, prima di descrivere quello che l’Associazione fa per i Sacrari delle Grandi Guerre.
Tenere viva la memoria, le tradizioni, ha ripetuto la Penna Nera, illustrando la proposta di ripristino della leva, affinché i giovani alpini possano prendere il testimone dagli anziani
E, mentre la discussione prendeva vigore su questo punto (ed ancora una volta abbiamo fatto le 20) a me è tornato in mente quanto detto la sera prima dal Prof. “Il dramma culturale odierno è quello di essere una società di «contemporanei» che vivono giorno per giorno dimenticando il passato e le strette relazioni che lo legano al presente e al futuro; l’uomo si comporta come se il passato non fosse mai esistito e come se oggi non ci trovassimo in situazioni che ci sono già mostrate dalla storia.” - O. C. – pag. 14.
La risposta alla domanda di Mario “cosa possiamo fare noi?” è arrivata il giorno seguente con una mail del prof.: “Grazie e grazie a voi di promuovere un confronto di idee indispensabile per un vero «cambiamento» morale e sociale; credo che la gente stia prendendo coscienza dei problemi veri che abbiamo davanti e la testimonianza mi viene data sia dalla gente che incontro, ma anche dalle risposte che ho avuto da persone profondamente diverse rispetto al libro che avevo inviato ... ma che mostrano un comune apprezzamento. Non sarà facile cambiare perché gli interessi in gioco sono alti e lontani da noi, ma che la finanza sia un pericoloso gioco del domino a favore di pochi ed a scapito di tanti credo sia sempre più evidente. Una volta si diceva "giocare in borsa" ma oggi è solo un gioco al massacro perché la speculazione è totalmente separata dalla realtà e si compra e si vende qualcosa di aleatorio in un gioco di magie, di illusioni e di tragici inganni. Capire questo è già un importante passo avanti; come cattolico penso che il bene prevalga sul male ma i tempi della storia non sono mai quello che vorremmo. Ma la speranza non va mai persa.”
Siamo all’epilogo e riprendo la domanda di Mario: “cosa possiamo fare noi, sia come singole persone, sia come gruppo di frequentatori di via Larga 31?”
Gli Alpini hanno una loro ricetta per riportare i giovani delle vallate montane (alpine ed appenniniche) ai valori ed alle tradizioni degli Alpini: reintrodurre la leva.
Ma noi di via Larga 31, cosa vogliamo fare per i giovani delle città? Mentre scrivevo questa frase mi è sovvenuto quanto scriveva Don Milani in Esperienze pastorali: “la povertà dei poveri non si misura a pane, a casa, a caldo. Si misura sul grado di cultura”. E ancora: “quando avete buttato nel mondo d’oggi un ragazzo senza istruzione, avete buttato in cielo un passerotto senz’ali.”
Noi Dirigenti siamo (o ci illudiamo essere) portatori di Cultura. Abbiamo avuto tanto dalla Società. È giunto il momento di “restituire il dono”.
Apriamo Sala Viscontea anche ai giovani della nostra Città, invitiamoli ad ascoltarci e poi a dibattere con noi.
Solo allora potremo fare nostro il motto “Far Cultura significa restituire un dono.”