Manager e tech intensity: un umpulso alla strategia digitale
Adattarsi ai mercati, diventare valore aggiunto per i clienti, attrarre talenti e formare i dipendenti. In occasione del Summit all'Università Bocconi dello scorso 30 maggio, il CEO di Microsoft ha commento la situazione italiana di fronte a una platea di un migliaio di persone tra cui 150 manager di altrettante aziende italiane: “L’innovazione può diventare una forza importante solo se si arriva a usare la tecnologia a 360 gradi”.
Bruno Villani
Presidente ALDAI-Federmanager
Sono queste, secondo la ricerca “Business leader in the age of AI” condotta quest’anno da Microsoft su oltre 800 business leader in Usa e in Europa, le maggiori sfide legate all’intelligenza artificiale.
Già parte integrante della nostra quotidianità, nelle attività produttive come nella sanità, l’artificial intelligence non si pone più come qualcosa di futuristico destinato a entrare nelle nostre vite “sì ma chissà quando”, anzi si conferma parte attiva di una strategia europea orientata alla cooperazione tra i Paesi per favorire sviluppo tecnologico, accesso ai dati pubblici, supporto al settore con investimenti e per migliorare il benessere degli anziani.
Il digitale sta rivoluzionando il modo in cui viviamo e lavoriamo, oltre ad avere impatto su ogni aspetto dell’economia e della società. Un dato di fatto che il nostro Paese non può ignorare se vuole giocare un ruolo rilevante nel cambiamento epocale che sta interessando il mondo tecnologico.
Ecco allora che come manager siamo chiamati a esserne consapevoli, ma questo non può e non ci deve bastare. “Oggi il mondo sta diventando un computer” e lo step successivo, la vera chiave di volta a cui siamo chiamati non può che essere la “tech intensity”, o intensità tecnologica, vale a dire la capacità di premere sull'acceleratore del digitale, di fare leva sull’innovazione e di investire sulle competenze digitali per creare opportunità, implementare il business e incentivare lo sviluppo.
Lo stesso Satya Nadella, CEO di Microsoft, ha così commento la situazione italiana nel corso del summit in Bocconi lo scorso 30 maggio di fronte a una platea di un migliaio di persone tra cui 150 manager di altrettante aziende italiane: “L’innovazione può diventare una forza importante solo se si arriva a usare la tecnologia a 360 gradi”. In Italia il business è guidato da piccole e medie imprese, muoversi in questa direzione, abbracciare la tech intensity, è una linea efficace. La sua formula è chiara: “il prodotto dell’adozione della tecnologia moltiplicato per la capacità tecnologica elevato alla fiducia”. Un elemento, quello del trust che secondo Nadella “è più che mai imprescindibile, costituito da “privacy, security e responsible AI”.
Non è un caso quindi che il 64% delle aziende italiane, lo conferma l’ultimo report di Deloitte, abbia implementato processi formali per stimolare l’innovazione confermando le risorse umane e la tecnologia come le leve più rilevanti per la resilienza e lo sviluppo. Questo ha dato al mercato del digitale una crescita costante, a un tasso di quasi tre volte il PIL.
Ma affinché il “rinascimento digitale” non si arresti serve una garanzia di continuità nelle politiche pubbliche e nella gestione del livello degli incentivi.
Questo però non basta e, come manager, non ci deve bastare. Tutto ciò infatti non è destinato a durare senza la centralità di una figura manageriale specializzata, come ad esempio quella dell’innovation manager, in grado di gestire una complessità di attività, dall’interazione con i robot intelligenti, alla gestione della connettività dell’IoT, fino alla riconversione delle produzione e delle funzioni aziendali. La nostra Federazione sta lavorando molto in questa direzione, mostrandosi in perfetta sintonia con le aziende leader del settore. Basti pensare al protocollo di intesa recentemente siglato tra la società di Redmond e Borsa Italiana per l’integrazione e l’aggiornamento di 500 top manager delle aziende quotate al fine di promuovere le opportunità di un approccio strategico al digitale all’interno della business community italiana.
Un messaggio, quello dell’investimento nel capitale umano, che come ALDAI-Federmanager abbiamo sempre sostenuto e che continueremo a supportare, in un lavoro sinergico con la nostra Federazione, per far sì che diventi una priorità di sistema. Proprio per questo il tema dell’Assemblea di quest’anno è stato incentrato sul merito e sull’intelligenza collettiva, i due grandi veri vettori di un cambiamento che siamo chiamati come manager a guidare e non a subire.
Il futuro dipenderà da questo: dalla nostra volontà di essere protagonisti del cambiamento.
Per una nuova cultura d’impresa basata sulla managerialità.
Per una nuova Milano, culla del rinnovamento.
Ma soprattutto, per un nuovo Paese e per una nuova Europa.
Insieme, tutti insieme, avanti tutta!
01 luglio 2019