L’impatto del coronavirus sui dirigenti in attività e sui pensionati
Dai timori per la salute alle preoccupazioni per la tenuta economica e la ripresa del lavoro. Le indagini ALDAI e Federmanager confermano la percezione di fiducia. Ce la faremo.
A cura della redazione
L’emergenza CVID-19 ha imposto l’ascolto degli associati in servizio e pensionati per allineare le iniziative alle nuove priorità. Nell’edizione digitale sono disponibili i risultati delle indagini che per il limitato spazio disponibile sono di seguito sintetizzate.
L’indagine nazionale Federmanager accessibile all’indirizzo ( https://rebrand.ly/SurveyFedermanager ) ha permesso di “ascoltare” circa 9 mila associati, dei quali 4 mila in attività e 5 mila pensionati, con una elevata risposta dal Nord-Ovest (58%) e con il 70% che si ritiene abbastanza e molto rappresentato in questa particolare fase della storia del Paese.
I manager in servizio hanno dichiarato di essere stati in larga maggioranza operativi (86%), ma solo il 36% totalmente operativi e 50% solo in modo parziale, con i rimanenti in totale fermo operativo. L’adattamento al nuovo contesto si riscontra nell’altissima percentuale di colleghi che hanno lavorato in Smart Working solo da casa (59%) e un altro 21% che ha alternato lavoro da casa e in azienda per un totale dell’80%. Solo poco meno del 5% è stato in ferie o fermo operativo e circa il 15% ha continuato a lavorare in azienda.
Si rileva dalle risposte il tradizionale approccio positivo dei manager nel superare le difficoltà, con il 79% che ritiene, probabilmente o sicuramente, non essere in discussione la sopravvivenza dell’azienda, mentre il 13% lo considera probabile, solo il 2% ritiene certo il rischio sopravvivenza dell'azienda e il 5% non si è sbilanciato.
Sono però forti i timori di riduzione del fatturato nei prossimi 12 mesi: con il 60% che prevede la diminuzione del fatturato estero e addirittura il 76% che prevede diminuzione del fatturato in Italia; solo il 2-3 % prevede un aumento di fatturato.
Un quarto circa dei dirigenti in servizio ritiene che l’attività lavorativa potrebbe essere messa in discussione a seguito dell’epidemia. Fra le categorie lavorative con il maggior impatto negativo risultano i lavoratori a tempo determinato, con il 41% delle citazioni, gli impiegati con 35%, i lavoratori autonomi e i consulenti con il 34%, gli operai con il 28% e i dirigenti con 23,1% delle citazioni.
I dirigenti in pensione ritengono prioritario vigilare sulle eventuali politiche fiscali penalizzanti e in secondo luogo rafforzare il supporto sui temi connessi alla salute e al benessere.
Altre specifiche indagini sono state realizzate da ALDAI con elevata partecipazione, sia dei dirigenti in servizio sia dei pensionati, i cui risultati sono pubblicati nelle edizioni digitali www.dirigentindustria.it e www.dirigentisenior.it
01 giugno 2020