Allarme pensioni strumentale e ingiustificato
Facciamo chiarezza e separiamo l’assistenza dalla previdenza, per analizzare dove si verificano gli squilibri. Diciamolo chiaramente: vogliamo un Paese con o senza certezza del diritto ?
Giorgio Ambrogioni
Presidente CIDA
Roma, 27 nov. (Labitalia) - Noi non ci riconosciamo nei dati sulla previdenza pubblicati da Fubini sul 'Corriere della Sera'. La spesa pensionistica si sta stabilizzando, come dimostrano i dati in nostro possesso. E a noi questi titoloni ci sembrano un modo per destabilizzare, per creare allarmi ingiustificati. Noi abbiamo deciso di lanciare un'operazione verità: convocheremo per metà febbraio alla Fiera di Milano gli 'Stati generali della silver economy', ai quali inviteremo tutta la rappresentanza seria del settore.
In quell'occasione spiegheremo lo stato reale della situazione della previdenza e quale è stato in questi anni il contributo dei seniores italiani all'economia e al welfare italiano.
Diciamo basta alla gogna mediatica per i pensionati, in particolare per quelli con un assegno medio-alto. Il tema delle pensioni è troppo delicato per essere strumentalizzato in chiave elettorale per tirare la volata a questo o quel partito. Noi siamo apartitici, ma non vogliamo che i pensionati siano ancora considerati dei bancomat della politica come è successo in questi anni.
Vogliamo spingere la politica verso una visione responsabile e un ruolo attivo dei seniores: pensiamo al futuro della previdenza perché siamo attenti alle pensioni future dei giovani, non solo dei pensionati.
Per Alberto Brambilla, presidente del Centro studi itinerari previdenziali ed esperto di riferimento della Cida in materia previdenziale, "il dato degli 88 miliardi di disavanzo previdenziale non esiste, e Io si dimostra con i dati del rapporto di Itinerari previdenziali, che mette insieme i dati dei bilanci dell'Inps e delle diverse casse privatizzate, che ogni anno abbiamo presentato al governo. Far uscire questi dati vuol dire farsi male da soli, fa male al Paese. Da quanto risulta dai nostri dati nel 2016 il disavanzo tra contributi e previdenza è di -21 miliardi, all'interno dei quali sono ben 19 i miliardi spesi in assistenza, di cui 10 miliardi per l'integrazione al salario minimo e 9 miliardi di maggiorazione per dipendenti pubblici".
"Il nostro Paese si fa male da solo perché mette tutta l'assistenza all'interno della previdenza, e l'Istat comunica che la nostra spesa per le pensioni è pari al 18,5% del Pii, mentre quella della media dei Paesi Ue a 27 è del 14,7%. Ma gli altri Paesi non mettono insieme previdenza e le diverse funzioni dell'assistenza, che noi neanche specifichiamo nelle comunicazioni all'Ue. Ma se ci riusciamo noi con il nostro Rapporto a evidenziare le voci di spesa per l'assistenza, è possibile che non ci riesce il Paese? Ma ci vogliamo fare del male da soli? Sono i conti dell'assistenza ad essere fuori controllo, non quelli della previdenza".
"Il vero problema del nostro Paese è l'evasione fiscale". "Abbiamo il 50% dei pensionati che hanno meno di 15 anni di contributi, una cosa - avverte - che non è da Paese da G7 ma da Nord Africa. E' chiaro che stiamo parlando di effetti dell'evasione. Su 16 milioni di pensionati, 4 milioni sono assistiti totalmente dalla fiscalità generale, altri 4 in gran parte. Sono persone che senza la pensione sarebbero a rischio di esclusione sociale".
27 novembre 2017