Diamo la giusta importanza ai “numeri” che ci rappresentano

Nella mia posizione di Presidente del Comitato Pensionati ALDAI, desidero mantenere attivo un dialogo tra tutti noi colleghi che, tra gli iscritti a Federmanager Milano, rappresentiamo il consistente contingente di quelli che… ”fortunati” vivono la posizione di pensionati!

Mario Giambone  


Consigliere e Presidente Comitato Pensionati ALDAI

Tale condizione viene anche definita stato di quiescenza, in maniera usuale ma anche non appropriata, (consultando il vocabolario Treccani) cioè… condizione che attiene ad uno stato di quiete, inerzia ed anche… remissivo, acquiescente… etc. proprio come non si addirebbe, in maniera coerente, con lo stato che stiamo vivendo da qualche anno in qua! Anche se non diamo vita, in maniera generalizzata, al “popolo della rete” per comunicare tra noi, non smettiamo di esprimere le nostre opinioni e risentimenti, utilizzando differenti mezzi e, spero soprattutto, facendo anche ricorso a questa nostra rivista "Dirigenti Industria", organo ufficiale di comunicazione, che da anni cerchiamo di alimentare, proteggere  e sostenere, quale strumento importante per manifestarci e comunicare, non solo tra di noi, ma specie con l’esterno.
Anche se la sua cadenza mensile, non sempre può rispettare la “quotidianità” delle comunicazioni, che ormai si susseguono ad un ritmo tale che… appena espresse già vengono di colpo svalutate da altre successive. Tuttavia “scripta manent” e le notizie, oltre ad avere il pregio di non essere facilmente smentite, comportano anche la prudenza nell’esprimerle in quanto restano documentate. Inoltre ci danno la testimonianza di quello che cerchiamo di svolgere, che non viene certo interrotto a causa dell’estate, ed a tale proposito desidererei ritornare sulla situazione che maggiormente ci sta a cuore.
Innanzitutto la precedenza alle dovute personali e doverose considerazioni, per quanto ha causato ancora l’inquietudine sismica di agosto, con il carico di decessi che si sono susseguiti e le angosce che comportano le perdite dei propri beni; non mancheremo certamente di confermare la nostra partecipazione solidale, come già in altre occasioni la Categoria intera è stata in grado di manifestare.
Non è però possibile e coerente cessare di seguire ed attuare i propositi che si sono manifestati da parte nostra in merito alla situazione della previdenza e quindi delle pensioni!
La considerazione su cui dobbiamo porre la giusta attenzione, senza smettere di “crederci” è quella che deve tenerci uniti nell’adesione alla categoria cui apparteniamo e che deve essere maggiormente sostenuta con nuovo slancio. Il proposito perseguito dalla Federazione di rafforzare le relazioni istituzionali e industriali, non può prescindere dal promuovere e sostenere un obiettivo essenziale che maggiormente viene generato dal rapporto interpersonale: lo sviluppo associativo è da considerarsi condizione essenziale.
Questa nostra anomala posizione, che riguarda l’essere o no iscritti alla propria Associazione, unica deputata a rappresentarci in modo (si è sempre vantato) apolitico ed apartitico, viene lasciata alla volontà e discrezionalità dei singoli soggetti, anche se poi i fruitori dei benefici che derivano dall’azione “negoziale” con le naturali controparti – associazioni datoriali – non sono chiamati ad essere ovviamente anche associati.
Nel numero di giugno della rivista ebbi motivo di invocare come si ripeta "La solita musica”… parlando di pensioni…ebbene il Comitato ALDAI, cui fanno riferimento ben diecimila colleghi non più in servizio attivo (senza considerare le altre realtà provinciali lombarde presenti in tutti i capoluoghi della nostra regione) è costantemente presente ed attento e non ha mai cessato di occuparsene; rischiando anche a volte di essere indicato come il “difensore civico” monodirezionale,  in difesa dei  propri e specifici trattamenti pensionistici, senza offrire anche una visione di insieme per quanto attiene al resto del “sociale”.  Tralasciando ad esempio, l’avvenire che si prospetta per i giovani.
Non è possibile consentire che si radicalizzi questa sensazione, non solo non risponde alla realtà e allo spirito che ci anima, ma non rende il giusto merito a chi vi partecipa anche con il necessario entusiasmo ed abnegazione.
Credo che sia chiaro come a livello associativo, sia territoriale sia nazionale, siamo strutturati in maniera armonica per le specifiche realtà, le differenti Commissioni che agiscono con assiduità, se ne occupano anche nei rispettivi ambiti e sono regolate da una corretta impostazione democratica su basi statutarie e negoziate, quindi siamo correttamente rappresentati. Noi tutti, in maniera uniforme, siamo chiamati ad esercitare le opportune riflessioni in modo che la nostra Federazione possa poi essere in grado di rappresentarci a livello centrale.
L’obiettivo che dobbiamo perseguire è quello che ci si senta tutti appartenenti ad una “specie” che non deve essere suddivisa e discriminata da differenze, sia di età sia di genere e tantomeno dallo stato in cui si è al momento. Gli obiettivi che vanno perseguiti come categoria non prescindono da queste differenze, la rappresentatività deve contare su di un’unica e compatta realtà. Il numero complessivo dei dirigenti operanti nel comparto lombardo, ha certamente subito una significativa riduzione generata da varie concause, ad iniziare dallo stato di crisi che ristagna, nella difficile ricostituzione di nuove iniziative, dalle mutate realtà organizzative legate alla funzione ed alla consistenza delle differenti realtà produttive.
Certamente questo stato di fatto ha alterato e reso più difficile il dialogo anche se questo possa risultare illogico nell’era della “comunicazione” telematica, che tuttavia inaridisce il “contatto umano”,  specie quello vissuto nelle grandi realtà aziendali, dove veniva promosso e sostenuto dalle RSA, importanti punti di contatto per tutti. Deve comunque rimanere chiaro come la consistenza numerica di rappresentatività, su cui deve contare la Federazione, ha il suo valore. Non è ragionevole sostenere che l’adesione alla propria categoria possa essere semplicisticamente misurata da concetti di ofelimità; non può essere commisurato al solo tipo di beneficio diretto che ne deve scaturire. Il concetto associativo deve avere una sua “anima”, appartenere ed avere il gradimento di “partecipare”. Altrimenti sarebbe come se un genitore od anche solo un amico, potesse far dipendere il senso affettivo unicamente in base al “beneficio” che ne potrebbe ricevere. 
Ad esempio l’argomento che riguarda le pensioni  tocca in modo specifico quelli che oggi sono in tale condizioni in modo diretto, ma non  può estraniare dal partecipare ad iniziative che debbano riguardare la generalità di tutti i colleghi. Abbiamo il dovere di concentrarci anche su quello che è stato fatto in passato, che ha costituito la base di obiettivi previsti per creare delle prospettive. Se consideriamo la nostra personale posizione di dirigenti appartenenti ad un’epoca che possa essere considerata come ormai riferita ad un “passato lontano”, questo non può esimerci ad essere ancora presenti a testimoniare nuove istanze i cui benefici potranno coinvolgere aspettative future.
Come categoria non possiamo essere  oggetto di critica per non aver posto in essere azioni ed occasioni per manifestare il nostro dissenso – si vedano il susseguirsi delle occasioni di cui si è detto anche su queste pagine – ci siamo impegnati non solo come dirigenti, ma essenzialmente come cittadini che, specie negli anni susseguenti all’ultimo conflitto mondiale, si sono comportati in maniera attiva e non senza sacrifici, per il progresso di un Paese  che cercava disperatamente con ogni sforzo di ripartire con la necessaria e riconosciuta energia e fiducia.
Le dissennate dissertazioni che vengono irrorate dai media, non solo quelle scritte ma, peggio ancora, quelle trasmesse, alimentano “veleni” tra generazioni. Sono aspetti delicati che andrebbero trattati in specifiche occasioni e gestiti in modo adeguato alla loro gravità, da chi se ne intende realmente, senza cadere nel vischioso ambito politico-elettorale.
I componenti del Comitato Pensionati hanno il dovere di mantenersi attivi, come dimostriamo di essere anche nel “volontariato” e sostenere le aspettative di quanti, anche magari più avanti negli anni, hanno la necessità di essere confortati a ritenere che siano giustamente rappresentati da altri loro colleghi.
Parimenti dobbiamo dedicare attenzione al “dialogo” con i più giovani in tutte le sedi opportune che si possano presentare. Sostenere le azioni di proselitismo significa sviluppare il dialogo, riavvicinare le persone e riaccendere una fede in quello che viene svolto, anche in favore dei propri simili. Questo non vada inteso come atteggiamento dimesso, ma come dimostrazione di un vincolo di fratellanza generazionale che non deve mai venire meno!
Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in formato pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013

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