Equità e certezza del diritto sono, come la legge, uguali per tutti
Mentre i Paesi Occidentali devolvono progressivamente ai cittadini maggiore potere di spesa e libertà, riducendo le tasse e promuovendo alternative pensionistiche private al “pilastro” statale, la politica italiana non rinuncia ad intervenire e condizionare la vita di lavoratori e pensionati.
Franco Del Vecchio
Segretario CIDA Lombardia - lombardia@cida.it
Grazie alle leggi di diversi periodi e finalità elettorali, due mamme e mogli di dirigenti, di 64 anni, che hanno lavorato 15 anni versando lo stesso ammontare di contributi, ricevono un trattamento 8 volte diverso: l’insegnante riceve da 30 anni una pensione di 1.000 euro, mentre l’impiegata ha ricevuto a partire da quest’anno una pensione di 300 euro. A parità di speranza di vita lo Stato tratterà l’insegnante oltre 8 volte meglio dell’impiegata, e noi contribuenti versiamo per ogni fortunato insegnante quasi un milione di euro.
È solo un esempio della gestione “allegra e caritatevole” di un Paese che ha molto da imparare in termini di rispetto della dignità, del lavoro e della vita dei cittadini. Un Paese che dovrebbe concentrare l’attenzione sulla creazione del contesto per lo sviluppo, con regole semplici che permettano a tutti di esprimere i propri talenti senza privilegiare o escludere alcun settore; per fare politica a favore di tutti piuttosto che a vantaggio di alcune categorie, a volte nemmeno meritevoli perché “poveri evasori”.
Non è con i contributi di solidarietà e le mancate rivalutazioni sulle pensioni, oggetto ad esempio della sentenza 173/2016 della Corte Costituzionale, che si risolvono i problemi del Paese: si rimedia al disastro degli esodati e si creano migliori prospettive per i giovani, ai quali dobbiamo dare concrete opportunità di lavoro, rendendo il sistema più competitivo, con più infrastrutture e meno tasse.
La revisione e pressione continua sui trattamenti pensionistici non permette di pianificare la spesa familiare ed è percepita come una persecuzione contraria alle regole di meritocrazia, perché lo Stato interviene per ridurre a posteriori il riconoscimento che il datore di lavoro ha attribuito ai nostri risultati.
L’assenza di certezze e l’accanimento nei confronti di chi percepisce redditi elevati genera un clima di sfiducia che alimenta l’evasione dei lavoratori autonomi e spinge giovani, manager e pensionati a cercare migliori prospettive all’estero.
La “Classe Politica” ha la responsabilità di rispettare l’equità e la certezza del diritto creando migliori prospettive per le nuove generazioni con politiche più lungimiranti ed allineate ai Paesi europei.
01 ottobre 2016