Comitato Pensionati ALDAI-Federmanager 29 gennaio 2025

Il Presidente del Comitato, Mino Schianchi, ha presentato le azioni e le iniziative per la tutela della perequazione e dell'equità fiscale, e per la valorizzazione del ruolo dei pensionati nella società. Un impegno costante per una rappresentanza più incisiva e una comunicazione più efficace

 

Mino Schianchi

Presidente Comitato Nazionale di Coordinamento Gruppi Seniores Federmanager e Presidente Comitato Pensionati ALDAI

Ruolo del Comitato Pensionati ALDAI verso Federmanager e CIDA

Vorrei innanzitutto chiarire che il ruolo del nostro Comitato Pensionati nei confronti di Federmanager è quello di far presente le esigenze e le aspettative dei Soci iscritti ad ALDAI e, viceversa, trasferire ai Soci le direttive e le informazioni ricevute, e realizzare le iniziative concordate con la Federazione; quelle organizzate localmente devono essere coerenti con le politiche e i programmi definite a livello nazionale.

A livello nazionale per coordinare le attività dei Gruppi Seniores Territoriali, lo Statuto Federale prevede un Comitato di Coordinamento Nazionale, Comitato di cui nel dicembre scorso sono stato eletto Presidente per i prossimi 3 anni. Mi sono candidato per questo incarico perché sono convinto che le questioni pensionistiche che solleviamo possano trovare risposte solo a livello nazionale: è lì che dobbiamo incidere, è lì che dobbiamo portare la nostra voce perché le questioni pensionistiche non trovano spazi di confronto a livello locale in quanto i trattamenti pensionistici sono regolati dalla legge nazionale.

Ci sono 29mila pensionati iscritti a Federmanager, un patrimonio straordinario fatto di esperienze, competenze e valori. Questo capitale umano va valorizzato e posto al centro delle nostre iniziative, non solo per difendere i diritti acquisiti, ma anche per costruire un futuro migliore per tutti.

È essenziale rendere la comunicazione più efficace e capillare, con documenti informativi e momenti di confronto, collettivi o individuali. Negli ultimi anni la voce dei pensionati è stata poco presente nelle sedi decisionali e non siamo andati molto oltre comunicati, segnalazioni o articoli. Occorre però precisare che le materie riguardanti Pensioni e Fiscalità, sono demandate da Federmanager a CIDA per dare maggior peso politico alle rivendicazioni di tutta la dirigenza.

È vero, qualcosa è stato fatto: CIDA ha sostenuto numerosi ricorsi e, anche grazie a questi interventi in sede giudiziaria, il meccanismo tradizionale di perequazione è stato ripristinato.

Oggi tocca a noi assumerci maggiori responsabilità, con consapevolezza. Abbiamo il dovere di fare rete per contrastare le continue disposizioni che danneggiano i nostri trattamenti. Dobbiamo far sì che la voce dei pensionati si faccia sentire in maniera continua, forte e insistente dentro e fuori la Federazione. A tutti voi chiedo di partecipare alle iniziative e ai gruppi di lavoro che verranno organizzati a livello locale e di segnalarmi le aree di miglioramento che ritenete opportune.

Tematiche rivendicative prioritarie per 2025

Perequazione 
Oggi (29 gennaio n.d.r) dovrebbe venire resa pubblica la sentenza o, almeno il comunicato stampa, della Corte Costituzionale riguardante il taglio della perequazione 2023-2024, ne valuteremo nei prossimi giorni, con lo studio legale che ha assistito CIDA, le implicazioni per i nostri associati e le eventuali azioni conseguenti da intraprendere.

La lotta per una perequazione giusta non è comunque finita. La perequazione è un diritto fondamentale! Eppure, in Italia non è automatica, è affidata alle disponibilità della Legge di Bilancio che, alla fine d’ogni anno, rivela ai pensionati la sorte che li aspetta nell’anno successivo. 

Pur di fare cassa, i governi continuano a calpestare i criteri che la perequazione delle pensioni dovrebbe rispettare. Al riguardo, non possiamo non ricordare che l’OCSE nel rapporto “Pensions at a Glance, 2023” osservava che "l’instabilità delle regole di perequazione genera incertezza e mina la fiducia nel sistema”. Dobbiamo anche considerare che la nostra perequazione segue criteri differenziati sulla base dell’importo di pensione percepito, più l’importo è alto più subisce penalizzazioni. 

Nella UE la perequazione differenziata ha trovato applicazione solo in Portogallo, Lettonia e Austria. Invece nell’insieme dei Paesi Ocse, la perequazione è stata mediamente addirittura positiva in termini reali superando l’inflazione di 0,8 punti percentuali, pari alla metà della crescita reale dei salari (1,6%).

Quali sono le buone pratiche della perequazione?
In primo luogo, la perequazione deve essere “automatica”, ossia deve prevedere l’annuale ripetizione di una regola certa, stabile nel tempo, su cui i pensionati possano programmare il futuro.

In secondo luogo, deve essere uniforme, cioè indipendente dall’importo della pensione. Infatti, la perequazione differenziata, più bassa per le pensioni più alte, è incoerente con la regola di calcolo (che nel sistema contributivo fa riferimento ai contributi versati) perché appiattisce le differenze.

In terzo luogo, la perequazione deve essere positiva in termini reali per contrastare le “pensioni d’annata”, cioè l’impoverimento dei pensionati più vecchi rispetto ai più giovani. In uno scenario di lungo periodo in cui i salari aumentano annualmente dell’1,5 per cento oltre l’inflazione le pensioni liquidate anno dopo anno tendono a crescere in linea con i salari. Pertanto fatto 100 il valore delle ultime pensioni liquidate, quelle vecchie di dieci, venti o trent’anni sono condannate a valere molto meno anche se rivalutate completamente rispetto all’inflazione. Inutile dire che tali disparità si aggravano nel caso in cui la perequazione non garantisce neppure il pieno recupero dell’inflazione.
Nei 21 anni che vanno dal 2000 al 2020 i Paesi Ocse, diversi dall’Italia, hanno perlopiù rispettato le buone pratiche appena ricordate (OECD Pensions at a Glance, 2021).

Il peso delle imposte sulle pensioni
Le pensioni italiane sono tra le più tassate in Europa.  Nel 2023, la spesa pensionistica previdenziale ha raggiunto i 267 miliardi di euro, di cui circa 62 miliardi travasati poi nel gettito IRPEF. Questo significa che progressivamente il potere d'acquisto delle pensioni medio-alte si riduce drasticamente. 

Secondo il Rapporto Censis-CIDA di maggio 2024, il 64% dei dirigenti e professionisti ritiene che il sistema fiscale penalizzi in maniera sproporzionata il loro contributo economico, mentre il 52% sottolinea che le politiche di detassazione attuate negli ultimi anni hanno favorito i redditi più bassi, lasciando invariata o peggiorando la situazione per i contribuenti medi e medio-alti. Questi dati mostrano come la tassazione sia percepita non solo come elevata, ma sostanzialmente come ingiusta. 

Separazione della previdenza dall’assistenza
In linea con le precedenti pubblicazioni, il dodicesimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano, pubblicato il 15 gennaio scorso, ribadisce la necessità di una corretta separazione tra previdenza e assistenza, e di una razionalizzazione della spesa assistenziale.

Mentre la spesa per previdenza resta stabile, il capitolo "assistenza" continua a gravare fortemente sul bilancio del nostro welfare: sono 164 i miliardi a carico della fiscalità generale. Il Rapporto identifica nell’assistenza il vero tallone d’Achille della spesa per protezione sociale italiana.

I pensionati totalmente o parzialmente assistiti sono 6.556.991, vale a dire il 40,40% del totale (16.230.000).  È una situazione insostenibile dal punto di vista socio-economico e che limita fortemente la crescita del Paese.

Per risolvere questa problematica, diventa cruciale creare un'anagrafe nazionale delle spese assistenziali. Si tratta di uno strumento indispensabile per:
  • garantire trasparenza nella distribuzione delle risorse
  • evitare abusi e sovrapposizioni, assicurando che le prestazioni vadano a chi ne ha realmente bisogno.
  • fornire dati chiari e disaggregati, utili sia per migliorare il dibattito politico che per rispondere alle richieste degli organismi internazionali.
Un’anagrafe nazionale aiuterebbe inoltre a rafforzare la separazione tra previdenza e assistenza, migliorando l’impiego delle risorse pubbliche e facilitando l’adozione di politiche più giuste e mirate.

Sostenibilità del sistema pensionistico
Nel 2023 il totale delle entrate contributive è ammontato a 236,686 miliardi di euro mentre la spesa pensionistica, al netto della GIAS (Gestione degli Interventi Assistenziali e di Sostegno alle gestioni previdenziali), è ammontata a 267,107 miliardi di euro, quindi con un saldo negativo di 30,421 miliardi ma togliendo i 62,2 miliardi di imposte (IRPEF) sulle pensioni che in molti Paesi dell’Unione o di area OCSE sono molto più basse, quando non del tutto assenti, il risultato torna positivo per circa 31,8 miliardi. 

La confusione tra previdenza e assistenza contribuisce a far percepire il sistema previdenziale come inefficiente, nonostante una parte significativa della spesa catalogata come "pensionistica" sia, in realtà, costituita da prestazioni assistenziali.

Come sottolinea il dodicesimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano stupiscono i dati comunicati dalle nostre istituzioni in sede europea, con i valori Eurostat sul 2021 (ultimi disponibili) relativi a pensioni di vecchiaia, anticipate e superstiti che ammontano per l’Italia al 16,30%, contro il 12,90% della media UE

La corretta determinazione e comunicazione di questi dati è fondamentale per evitare che eccessive sovrastime influenzino negativamente le agenzie di rating o convincano l’Europa a imporre tagli alle pensioni che, come evidenziano questi numeri, presentano invece una spesa tutto sommato sotto controllo.

Intervento sul mercato del lavoro per aumentare la sostenibilità del sistema
Per migliorare la sostenibilità del Sistema Pensionistico, alla stretta sull’assistenzialismo andrebbero affiancati concreti interventi sul nostro mercato del lavoro, rafforzando formazione, politiche attive e strumenti di incontro tra domanda e offerta; tutte misure in prospettiva più efficaci delle diseducative e inefficaci decontribuzioni che, come insegna la lunga storia italiana, non producono risultati, minano i conti pubblici e favoriscono, nella migliore delle ipotesi, incrementi dell’occupazione che si spengono alla fine delle agevolazioni.

Da qui la necessità di limitare, davanti a un’aspettativa di vita sempre più elevata, le forme di anticipazioni pensionistiche a pochi ma necessari strumenti, come fondi esubero, isopensione e contratti di solidarietà.

Al 30 ottobre scorso i dati sullo stock di occupazione indicavano 24.092.000 occupati, per un tasso pari al 62,5%, con solo poco più di 24 milioni di lavoratori su una popolazione in età da lavoro di circa 38 milioni di individui. L’Italia resta in termini di occupazione tra le nazioni peggiori in Europa.

Secondo i dati Eurostat riferiti al 2023, il nostro Paese è infatti all’ultimo posto per occupazione globale, distante di 9 punti percentuali dalla media europea (61,5% contro 70,4%) e per occupazione femminile (52,5% contro il 65,7% della media europea).
Grazie a un'occupazione in ripresa, sta migliorando il rapporto attivi/pensionati, fondamentale indicatore di tenuta della previdenza italiana, risalito a fine 2023 a quota 1,4636, il miglior dato di sempre nella serie storica tracciata dal Rapporto di Itinerari Previdenziali, vicino alla soglia di semi-sicurezza di quota 1,5.

Anche le previsioni per gli anni a venire sono quelle di un lento ma progressivo miglioramento ma, affinché queste stime si concretizzino, sarà innanzitutto necessario investire in politiche industriali che rilancino la stagnante produttività del Paese.

Gruppi di lavoro annunciati nelle precedenti riunioni del Comitato:

  1. “Retention” pensionati. Il tema è stato ritenuto di importanza strategica dalla Direzione Federmanager che lo ha inserito in un progetto di indagine nazionale.
  2. Sviluppo comunicazione sui social media. L’argomento essendo di interesse di tutta la Comunicazione ALDAI  è stato preso in carico della Presidenza che ha costituito nell’ambito del Comitato di Redazione della rivista Dirigenti Industria due sottogruppi incaricati di potenziare la comunicazione tramite questi mezzi.
  3. Riforma fiscale. Un gruppo di lavoro che si occupa di questa materia è già presente nella Commissione Studi. Segnaleremo al Presidente della Commissioni Studi i nominativi di chi è interessato a partecipare ai lavori di questo sottogruppo.
  4. Adeguatezza delle coperture sanitarie. La Commissione Assistenza e Previdenza si sta già occupando di questa tematica. Segnaliamo a tale proposito che la Presidenza Fasi ha organizzato per il 13 febbraio un webinar per illustrare i miglioramenti introdotti nelle coperture sanitarie di questo Ente.
  5. Supporto normativo per dirigenti prossimi al pensionamento. Attraverso la nostra rivista ci si farà carico di far conoscere meglio l’ampia gamma dei servizi offerti già esistenti, utili anche dopo il pensionamento.

Dibattito

A seguito della relazione introduttiva si è sviluppato un dibattito che ha toccato i principali temi esposti, con particolare attenzione alle criticità e alle azioni necessarie per rafforzare la tutela dei pensionati, in particolare sui temi sintetizzati di seguito.

Ruolo e attrattività della nostra Associazione 
È stato ricordato che le politiche su pensioni e fiscalità sono di competenza di CIDA, che opera per rafforzare il peso politico delle rivendicazioni della dirigenza. Sono stati sottolineati i risultati ottenuti, tra cui il ripristino del meccanismo tradizionale di perequazione grazie ai ricorsi giudiziari sostenuti dalla Confederazione. È stato auspicato il proseguimento di questo impegno per la tutela dei diritti e degli interessi dei pensionati.

Alcuni interventi hanno anche sottolineato che molti iscritti sottovalutano sia la gamma di servizi offerti da ALDAI in ambiti diversificati, sia il fatto che l'esigenza di salvaguardare i propri diritti continua anche dopo il termine della carriera lavorativa. 

L’Associazione non va vista come una sorta di “Pronto Soccorso” cui rivolgersi in caso di estemporaneo bisogno, ma come un'“assicurazione” che tuteli le possibilità di crescita e il welfare dei lavoratori sia in servizio che in pensione, a fronte di una quota di iscrizione accessibile a tutti.

Perequazione delle pensioni e stabilità normativa
È stato sottolineato che il meccanismo di perequazione delle pensioni deve essere garantito stabile e automatico, evitando interventi discrezionali o blocchi che penalizzano i pensionati. 

Eccessivo carico fiscale sulle pensioni
Molti interventi hanno evidenziato l’elevata pressione fiscale sulle pensioni italiane rispetto agli standard europei, con effetti negativi sulla capacità di spesa e sul potere d’acquisto dei pensionati. 

Ruolo attivo dei pensionati e contrasto alle narrazioni penalizzanti
È stata espressa preoccupazione per la crescente ostilità verso i pensionati più anziani, spesso presentati come privilegiati a scapito delle nuove generazioni. Diversi interventi, intanto, hanno sottolineato il contributo che i pensionati continuano a offrire alla società, sia in termini economici che di impegno nel volontariato e nel sostegno alle famiglie. 

Necessità di un linguaggio adeguato nella comunicazione pubblica
Si è discusso dell’uso di espressioni come “pensionati d’oro”, che rischiano di alimentare pregiudizi e discriminazioni nei confronti di chi percepisce trattamenti medio-alti, frutto di carriere contributive lunghe e qualificate. È stato proposto di intervenire nelle diverse occasioni perché venga adottata una terminologia più appropriata nelle comunicazioni ufficiali per evitare di diffondere narrazioni ostili e fuorvianti.

Aumento della partecipazione e rafforzamento della rete tra i pensionati
È stata ribadita la necessità di una maggiore partecipazione da parte dei pensionati alle iniziative dell’Organizzazione, sia a livello locale che nazionale. Alcuni interventi hanno evidenziato l’importanza di potenziare i canali di comunicazione e creare strumenti per raccogliere segnalazioni e suggerimenti da parte degli iscritti, in modo da affrontare con tempestività le criticità emergenti.

Sviluppo della comunicazione e della rivista Dirigenti Industria
Il Coordinatore del Comitato di Redazione di Dirigenti Industria, Franco Del Vecchio, ha esposto i dati di un’indagine relativa alla diffusione e alla lettura della rivista, mettendo in evidenza il progressivo successo che ha avuto soprattutto negli ultimi anni come descritto nell'articolo "Dirigenti Industria: voce del management industriale". Ha illustrato le ulteriori iniziative per potenziare la divulgazione di Dirigenti Industria, sottolineando il valore della partecipazione attiva degli iscritti. È stato rinnovato l’invito a contribuire con articoli, commenti e osservazioni, affinché la pubblicazione possa rappresentare al meglio le esigenze e le opinioni della categoria.

Conclusioni

Il Comitato Pensionati ALDAI conferma il proprio impegno nel rappresentare con forza le istanze dei pensionati presso Federmanager e CIDA, con l’obiettivo di garantire maggiore equità nel sistema pensionistico e fiscale. Il dibattito ha messo in evidenza la necessità di una perequazione stabile e automatica, di una riduzione del carico fiscale sulle pensioni e di una chiara separazione tra previdenza e assistenza.

Si è inoltre ribadita l’importanza di contrastare le narrazioni penalizzanti sui pensionati, come dei privilegiati. Il rafforzamento della rete tra i pensionati e il potenziamento della comunicazione interna ed esterna restano obiettivi prioritari per rendere più incisiva la rappresentanza della categoria.

Il Comitato invita tutti i Soci a partecipare attivamente alle iniziative e ai gruppi di lavoro, con l’obiettivo di costruire un’azione sempre più coesa ed efficace a tutela dei diritti dei pensionati.
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