Le ragazze e i ragazzi in età universitaria o post-universitaria, o alle prime esperienze lavorative rappresentano una classe demografica a sé stante, definita da molti sociologi e psicologi “Adulti Emergenti” (Emerging Adults).

Questa categoria è particolarmente evidente nelle nazioni più evolute, dove il mondo del lavoro richiede professionalità spinte e pertanto i percorsi di studio e di preparazione al lavoro (stage, praticantato, specializzazioni all’estero, ecc.) diventano più lunghi e a volte non lineari, allontanando spesso il raggiungimento della completa indipendenza e dell’autonomia finanziaria.

In nazioni come l’Italia, dove la crisi del 2008 non è stata completamente assorbita e l’attuale impatto della pandemia produrrà ulteriori incertezze economiche, anche fattori legati al mercato del lavoro possono ritardare ulteriormente l’avvio del proprio futuro professionale.

Gli “adulti emergenti”, sia che stiano ancora studiando sia che stiano iniziando le loro prime esperienze lavorative, vivono un periodo caratterizzato dall’esplorazione della loro identità e dall’incertezza sulle proprie scelte di vita. È inoltre per loro una fase di focus su se stessi e nella quale non si sentono più adolescenti ma neanche adulti, un po’ nella terra di nessuno. È anche l’età delle possibilità, dove ogni giovane ha più strade aperte di fronte a sé e può prepararsi ottimisticamente a mettere in pratica tutto ciò che ha imparato in lunghi anni di studio e preparazione… Ed è infine un’età per la quale è stato anche coniato il nuovo termine della “Quarter Life Crisis” – la crisi dei venticinquenni.