INPS – separazione spesa assistenza da previdenza
Un itinerario a ostacoli. Federmanager e CIDA portando avanti con convinzione le iniziative con tecnici, politici e associazioni di categoria atte a realizzare una reale separazione della spesa per pensioni da quella per assistenza nel rispetto del principio di trasparenza della gestione delle risorse pubbliche.
Antonio Pesante
Associato Federmanager Friuli Venezia Giulia e componente del Comitato Nazionale Pensionati
Il problema della separazione della spesa per assistenza da quello per la previdenza nell’INPS viene da lontano.
Con la legge 88/1989 fu decretato un risanamento del bilancio dell’INPS accorpando il Fondo Previdenziale Lavoratori Dipendenti (FPLD) con la Gestione Prestazioni Temporanee (GPT) in modo da compensare le passività del primo con l’attivo del secondo e istituendo la Gestione Interventi Assistenziali di Sostegno (GIAS) ponendolo a carico della fiscalità generale. Questa legge non è mai stata applicata dai vari Presidenti INPS succedutosi.
In pochi anni i valori degli enti sopra citati hanno subito uno squilibrio con il passaggio del primo in attivo mentre i GIAS hanno subito un incremento notevole, causato da generose riforme previdenziali, tali da portare la spesa totale previdenziale a valori oltre il 16,5% del PIL contro una media europea del 12,4%. Questo divario ci ha penalizzato in campo europeo, nella crisi del 2011 la BCE ci ha richiamato a fare riforme pensionistiche per riportare le percentuali nei canoni medi europei.
Con la legge Fornero vennero creati perciò allungamenti sull’età pensionistica e, per recuperare sulla spesa corrente, vennero istituiti gli odiati contributi di solidarietà e venne bloccata la perequazione. La spesa attuale per le sole pensioni risulta essere il 12,8% del PIL, per cui abbastanza in linea con la spesa europea, mentre la spesa compresa l’assistenza raggiunge il 18,8%del PIL. Per questo motivo Federmanager/CIDA, associazioni sindacali e di categoria, politici e autorevoli economisti sostennero e sostengono la separazione della assistenza dalla previdenza.
Il Governo Gentiloni con il DPCM del 10 aprile 2018 istituì la “Commissione Tecnica di studio sulla classificazione, a livello europeo e internazionale, della spesa pubblica per finalità previdenziali e assistenziali”, formata da 14 esperti designati dal Governo e dalle parti sociali. Questa doveva verificare la possibilità di separare l’assistenza dalla previdenza e doveva consegnare il rapporto finale entro il 30 settembre 2018. Questa commissione non si è mai riunita, la domanda da porsi è il perché nessuno abbia voluto affrontare questo studio nonostante da più parti si riteneva urgente e importante perseguirlo.
Su pressioni delle associazioni sindacali e di categoria, tra queste Federmanager e CIDA, a gennaio 2021 Il Governo Conte 2 resuscita la Commissione Tecnica e il 20 gennaio il Ministro del lavoro Nunzia Catalfo la insedia. I componenti saranno: Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali, Ministero delle Finanze, Ministero della Salute, ISTAT, INPS, INAIL, Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura, Alleanza Cooperative, CNA, CGIL, CISL, UIL, UGL e CONFSAL.
Nella prima riunione del 20 gennaio viene condivisa la metodologia di lavoro, la periodicità quindicinale degli incontri e l’obbiettivo di stilare un primo rapporto per fine giugno con le conclusioni entro il 31 dicembre 2021. Dopo due riunioni, un gruppo ristretto della Commissione ha redatto un documento di cui non si hanno notizie data la sua secretazione. Il tutto è stato rimandato agli incontri che dovrebbero avvenire entro fine marzo, metà aprile, nei quali il Governo si confronterà con le parti sociali sulla riforma della previdenza pubblica.
01 maggio 2022