Non chiamatela fuga dei cervelli

Come rondini, i giovani italiani migrano alla ricerca di un presente possibile, di opportunità di lavoro migliori e stimolanti, di città più vivibili. Un trend da invertire, pena la desertificazione culturale del Paese

Stefano Cuzzilla 

Presidente Federmanager
Vivere in un Paese dove funziona tutto. Dove le persone stanno bene, lo Stato fa la sua parte, il privato è competitivo. Non è forse questo il “sogno proibito” di noi italiani? Noi, tutti i giorni alle prese con inefficienze, iper-burocrazia, opportunità scarse e dispari, e tassetante tasse?

Sarebbe rincuorante considerare retorica la mia domanda. Invece, è ciò che mi domando quando osservo i dati sulla diaspora dei laureati italiani. Parliamo di un milione di giovani nell’ultimo decennio, circa 25 mila nel solo 2021, ultimo anno censito dall’Istat.

Mi addolora assistere a questo abbandono della terra d’origine, che per l’Italia significa una colossale perdita in termini di investimenti e di futuro.

Esportiamo non solo beni e servizi, esportiamo il nostro capitale migliore, le persone, senza effetti compensativi. Perché i flussi in entrata non si avvicinano minimamente all’ordine di grandezza di questa emorragia. Il Mezzogiorno è ancora una volta l’area territoriale che soffre di più, perché i ragazzi e le ragazze del Meridione si spostano in longitudine e vanno in parte a sostenere i numeri del Nord Italia, appianando almeno il saldo interno.
Ma senza grandi distinzioni, la verità è che a partire sono le persone con titolo di studio migliore: l’8% dei laureati. E la voglia di andare altrove emerge a un’età sempre più giovane. Come se i talenti, non appena si riscoprono tali, comprendano che è un’altra la possibilità di avere successo nella vita e di stare bene, e partono, partono ancor prima di laurearsi.

Partono e raramente ritornano. Quindi, per tornare alle cause, gli istituti che osservano il fenomeno spiegano che la questione retributiva primeggia su tutte. 

Retribuzioni

A un anno dalla laurea, un occupato in Italia guadagna in media 1.384 euro, un occupato all’estero 1.963 euro mensili netti. La differenza è quasi del 42%. Poi, più passa il tempo, più il divario aumenta: cinque anni dopo la laurea, si arriva a oltre il 47%.

Prospettive di carriera

Ma non è solo una faccenda di bassi salari. È importante la stessa possibilità di avanzare, le prospettive di carriera che portano con sé il riconoscimento economico. 

Contesto di fiducia e stabilità

Terza ragione, la stabilizzazione contrattuale, se è vero che all’estero il cosiddetto lavoro autonomo, che spesso è foriero di forme atipiche di contratto, risulta meno utilizzato del tempo indeterminato. Quest’ultimo costituisce anche una garanzia rispetto a una serie di tutele – e arrivo alla quarta ragione – tra cui spicca il welfare sanitario, assicurativo e previdenziale.

Welfare

Dalle nostre indagini, osserviamo che il welfare contrattuale costituisce uno degli elementi di maggior valore per i manager.

Qualità di vita

Al quinto posto, annoveriamo l’inserimento in ambienti stimolanti, versatili, più internazionali e, infine, una qualità della vita che è corollario di città più sostenibili e accessibili. In una parola, più facili.
Il tema della conciliazione tra vita e lavoro sta diventando una variabile anche per la mobilità del lavoratore e sarebbe riduttivo spiegarlo in termini di smart working. Il tempo e lo spazio sono sempre più dimensioni su cui costruiamo il benessere e i giovani, persino giovanissimi, sembrano avere a cuore il concetto.

Articolo pubblicato dal mensile Progetto Manager
Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in formato pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013

I più visti

Hackerare una password? Facilissimo!

Il primo elemento che dobbiamo tenere sempre ben in mente è che sfortunatamente le password di otto caratteri non sono più sicure come nel passato
01 ottobre 2023

Reagire alla Sentenza 19/2025 della Corte Costituzionale

Comitato Pensionati ALDAI-Federmanager 24 febbraio 2025
01 aprile 2025

Il mio viaggio da Manager a pensionato

Pianeta pensionati: dove si riconquista il proprio "tempo"
24 febbraio 2025

Raggelante il Comunicato della Corte Costituzionale sulla Perequazione delle Pensioni

LEGITTIMO IL SISTEMA DI “RAFFREDDAMENTO” DELLA RIVALUTAZIONE AUTOMATICA DELLE PENSIONI INTRODOTTO DALLA LEGGE DI BILANCIO PER IL 2023
01 marzo 2025

Una speranza tradita: la Corte Costituzionale e il congelamento della perequazione pensionistica

Ancora una volta, le aspettative di milioni di pensionati vengono deluse. Con la sentenza n. 19/2025, la Corte Costituzionale ha respinto i ricorsi contro l’art. 1, comma 309, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, confermando la legittimità del meccanismo di rivalutazione stabilito dalla norma. In altre parole, viene ribadita una penalizzazione che, da oltre vent’anni, erode il potere d’acquisto delle pensioni invece di tutelarlo. E, purtroppo, nulla lascia presagire un cambiamento: il sacrificio imposto ai pensionati sembra non avere fine
01 marzo 2025